Alla scoperta dei dintorni di Marmorata/Gelsomini
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Che Roma sia una meraviglia in superficie è visibile agli occhi di ognuno, eppure pochi di voi conosceranno i suoi tesori nascosti. Venite con noi alla scoperta dei bellissimi sotterranei di Roma!
Roma riesce sempre a catturare lo sguardo, non solo quello dei turisti, perciò non smetteremo mai di omaggiare la sua inesauribile bellezza. Tuttavia, molti dei suoi patrimoni non svettano alla luce della sole: restano nascosti, quasi fossero in attesa di essere scoperti. Questo il caso di molti sotterranei di Roma, veri e propri luoghi segreti, spesso dimenticati, per via delle numerose e incredibili attrazioni in superficie. Dopo la cripta dei Cappuccini, siete pronti a seguirci nei meandri della città eterna sotterranea?
Nel cuore di Roma, a pochi passi da Piazza Venezia, precisamente in via IV Novembre, vi basterà raggiungere Palazzo Valentini, per svelare il primo patrimonio segreto di Roma. Proprio lì sotto, infatti, alcuni scavi archeologici portarono alla luce, a circa 7 metri dal piano stradale, un impianto termale, con tanto di calidarium, tepidarium e frigidarium, inerente un complesso privato del I-IV sec. d.C. Insieme ad altri resti, probabilmente appartenenti al Tempio del Divo Traiano, negli ambienti furono ritrovati dei butti, fori che servivano a gettare via gli avanzi alimentari, dei cocci di ceramiche e porcellane rotte e le rovine di alcune statue. Per visitare queste splendide Domus Romane di età imperiale, valorizzate da effetti grafici, ricostruzioni virtuali, giochi di colori e filmati, dovrete soltanto accedere al palazzo.
Entrando nella Basilica di San Clemente a San Giovanni in Laterano, gioiello poco conosciuto di Roma, vi avventurerete lungo un incredibile percorso storico: proprio qui sotto, infatti, si trovano tre strati di storia! Nel primo livello, quello più antico, recante i segni dell’incendio di Nerone, fu costruito, nel III sec. d.C, un luogo di culto, il Mitreo. Testimoniato, ancor oggi, dalla presenza di un altare, potrete ammirare alcuni banconi in pietra, anticamente adibiti agli iniziati, e una nicchia, raffigurante il dio che uccide un toro. Nel secondo livello del complesso non solo avrete l’occasione di entrate in una basilica paleocristiana del XII sec., abbellita da rarissimi, e ben conservati, affreschi, ma troverete la prima parolaccia al mondo incisa su un muro, in latino volgare: «Fili de le pute, traite, Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!». Infine, nel terzo livello, il più superficiale, la basilica attuale, un mix fra medioevo e arte settecentesca!
Spostandovi sulla via Appia, non potrete fare a meno di visitare le catacombe più antiche e meglio conservate di Roma, quelle di San Callisto. Sorte verso la fine del II sec., in queste gallerie trovarono sepoltura più di cinquanta martiri e sedici pontefici. Le memorie più suggestive sono conservate all’interno della Cripta di Santa Cecilia, una delle regioni più importanti del sito, insieme a quella dei Papi, chiamata anche Piccolo Vaticano. Qui sarà possibile osservare pitture risalenti al V-VI sec., oltre che le spoglie dei pontefici.
Con una superficie d’estensione, che raccoglieva insieme Palatino, Esquilino e Celio , fu in assoluto la più sfarzosa delle dimore imperiali. Costruita per volontà di Nerone, la Domus Aurea poteva vantare al suo interno un bosco, un lago e dei giardini! L’origine del nome, tradotto “casa d’oro”, era dovuta alla presenza, all’interno della struttura, di volte decorate in oro e pietre preziose. Fra due dei suoi cortili, inoltre, si trovava una sala ottagonale a rotazione continua, sia di giorno che di notte. Interessante è il modo in cui venne scoperta, dopo esser stata occultata dalle successive terme di Traiano. Si narra, infatti, che un giovane, caduto in una fessura sul versante del colle Oppio alla fine del XV secolo, si ritrovò in una strana grotta, piena di figure dipinte. Di qui, giovani artisti romani presero a farsi calare con delle corde, per visionare loro stessi quelle opere antiche: fra loro, tradizione vuole ci fossero anche Pinturicchio, Raffaello e Michelangelo!
Fra i luoghi più avvincenti e recenti, il Bunker di Mussolini e quello dei Savoia, vi riporteranno a gli anni della Guerra. Il primo fu rinvenuto qualche decennio fa, durante i lavori di pulitura di Palazzetto San Marco: sono rimaste celate per oltre sessant’anni, le 9 stanze del bunker di Mussolini, a circa venti metri di profondità, protette da una botola di legno e lasciate incomplete dopo la sua cattura ma, con esse, il numero dei rifugi antiaerei fascisti saliva a tre, insieme a quelli di Villa Torlonia e del Palazzo degli Uffici dell’EUR. Il secondo, quello dei Savoia, invece, si trovava nel cuore di una delle aree verdi più rilassanti e frequentate di Roma, Villa Ada!
Intorno agli anni ’20, i cantieri per la costruzione di un palazzo fra via Licenza e via Po, portarono in superficie i residui di un edificio sotterraneo, danneggiandone irrimediabilmente alcune parti. La funzione di questo luogo, oggi discussa fra gli studiosi, risulta ancora poco chiara, tuttavia l’unica porzione rimasta intatta può darci un assaggio della singolarità della struttura: datato concordemente alla seconda metà del IV secolo d.C, il complesso può vantare oltre numerosi affreschi e mosaici, la presenza di una profonda vasca rettangolare munita di un sistema di adduzione e deduzione delle acque. Fra le supposizioni, c’è chi pensa si tratti di una costruzione dedicata alla Dea tracia Cotys; chi crede siano i resti di un battistero; o chi ipotizza sia stata un’area destinata a pratiche magiche: ognuno, però, conviene su un fatto, la sua unicità!
Scoperto intorno agli inizi dell’800, il sepolcro, coi suoi raffinati dipinti, vi lascerà di stucco. L’iscrizione funeraria dedicata al liberto Pomponius Hylas, costituita da una tabella in mosaico di pasta vitrea, risale più o meno all’epoca dei principati di Tiberio e di Claudio: un apparato figurativo di precisi stucchi da togliere il fiato; una ricca simbologia, che sembra alludere ai diversi destini dell’anima nell’aldilà. Per vederlo? Vi basterà recarvi nei pressi del Parco degli Scipioni!
Sito su largo Leopardi, all’incrocio con via Merulana, all’esterno si presenterà come un anonimo edificio senza infamia e senza lode: nulla vi farà presagire la magnificenza, ben protetta, al suo interno! Eppure, risalente al I sec. a.C., la sua decorazione pittorica, con scene dionisiache e giardini miniaturisti, sarà per voi, a dir poco, stupefacente! Noto sotto il nome di Auditorium Mecenate si trattava, in realtà, di un ninfeo, rinvenuto intorno alla prima metà dell’800, subito dopo la proclamazione di Roma Capitale del Regno d’Italia. La sala era, in origine, seminterrata, e questo costituiva anzi la sua principale caratteristica. In effetti, l’edificio doveva essere parte di un più vasto e lussuoso complesso residenziale fatto costruire da Mecenate, celebre statista collaboratore di Augusto, eseguendo grandi lavori (come ricordano famosi versi di Orazio), in particolare la bonifica del sepolcreto che si estendeva subito fuori le Mura Serviane (cui l’edificio si addossa) e il riempimento del fossato antistante le mura stesse.
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