Turisti Nella Capitale: Sindrome di Stendhal
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La chiesa di San Giovanni Decollato era gestita dall’omonima confraternita che assisteva i condannati a morte, invitandoli al pentimento e seppellendo i cadaveri.
La chiesa di San Giovanni Decollato sorge nello stesso luogo in cui sorgeva quella di Santa Maria De Fovea. Concessa nel 1488 all’Arciconfraternita da cui prende il nome, di origine fiorentina, fu poi ricostruita con due restauri successivi. Lo scopo di questo gruppo religioso era quello di assistere i condannati a morte, invitarli al pentimento, confortarli sino all’estremo, e seppellirne i cadaveri. Uno scopo di vera carità nei confronti di persone che si trovavano a dover dire addio alla vita e spesso anche per insinuazioni e per fatti di cui non erano davvero responsabili.
Nel 1600 Clemente VIII ne fece costruire il chiostro, in cui sono ancora visibili le fosse comuni dei condannati a morte che sono qui sepolti, coperte da chiusini in marmo sui quali è scritto in latino: Signore, quando verrai a giudicare, non condannarmi. Nella camera storica dell’Arciconfraternita sono conservati numerosi cimeli relativi alla sua attività, dei veri e propri reperti di valenza storica, tra cui il cesto che raccoglieva la testa dei giustiziati, l’inginocchiatoio dove recitare l’ultima preghiera, le barelle su cui erano trasportati i resti dei condannati a morte.
La chiesa è a navata unica con tre nicchie per lato, ed è affrescata da artisti toscani del XVI secolo, tra cui Jacopino del Conte e Francesco Salviati, con figure di santi. Nell’affresco de La danza di Salomè si rintraccia pure una rara testimonianza dell’attività pittorica romana di Pirro Ligorio. La pala dell’altar maggiore, datata 1553, è opera invece del celebre Giorgio Vasari e raffigura la Decollazione del Battista.
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