Di padre in figlio, ai Musei capitolini la storia dei pittori Lippi | Roma.Com

Di padre in figlio, ai Musei capitolini la storia dei pittori Lippi

I musei Capitolini ospitano la mostra dedicata alla vita e alla produzione artistica di Filippo e Filippino Lippi, padre e figlio, entrambi pittori fiorentini del ‘400

Una storia unica nel mondo dell’arte in mostra ai Musei Capitolini

I Musei Capitolini ospitano fino al 28 luglio la mostra dal titolo Di padre in figlio. Filippo e Filippino Lippi pittori fiorentini del quattrocento raccontando con le loro opere il caso straordinario di due pittori di talento che hanno dato un’impronta indelebile all’arte del Rinascimento fiorentino, con documenti d’epoca e una scelta apposita di dipinti e disegni dei due protagonisti. Il figlio soggiornò anche a Roma per decorare l’affresco della cappella Carafa nella basilica di Santa Maria sopra Minerva.

Le influenze di Lippi, artista di spicco del Rinascimento fiorentino

Erede della scuola di Masaccio, Filippo è in grado di innovare il suo stile nel corso della sua vita assimilando varie influenze tra cui anche la pittura fiamminga. La predominanza della linea di contorno ritmica sugli altri elementi sarà la peculiarità che farà sua Botticelli. Figlio di un macellaio, divenne frate nel convento proprio di Masaccio dove prende parte alla decorazione della cappella Brancacci. La principale fonte biografica deriva dagli scritti di Vasari. Non solo Firenze ma anche Padova e Prato sono luoghi per lui centrali e nella cittadina toscana incontra la moglie Lucrezia dalla cui unione nasce Filippino. Alla sua morte lascia una serie di affreschi incompiuti che sono poi completati dal figlio.

Dal ritratto agli affreschi, alcuni dei capolavori di Lippi

L’opera principale della sua produzione è la Pala Barbadori, conservata al Louvre, un dipinto incentrato sulla figura materna della Madonna. Filippo è stato anche uno dei primi artisti italiani a cimentarsi nella ritrattistica, come, ad esempio, nel Ritratto di donna con un uomo al davanzale, che è anche il primo doppio ritratto nella storia dell’arte italiana e conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.

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