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La curiosa storia della fontana della Zuppiera, chiamata così dai romani a causa del coperchio che fu fatto inserire da Papa Gregorio XV a causa dell’irrispettoso atteggiamento nei confronti del monumento
Una delle più particolari della Capitale, al punto da essere denominata come la Fontana della Zuppiera. Si trova in Corso Vittorio Emanuele II nel rione Parione e il coperchio fu una scelta di Papa Gregorio XV che lo volle per preservare un monumento dall’incuria cittadina. Infatti nei giorni del mercato, i commercianti erano soliti lavarci dentro frutta, verdura e persino rifiuti, sporcandola di continuo. Furono perfettamente inutili editti, proibizioni, sanzioni e punizioni, persino corporali: le persone continuarono a buttare rifiuti all’interno della fontana, utilizzandola come discarica. Per questo motivo il pontefice ordinò di coprirla conferendole questa caratteristica unica. Dalla posizione iniziale in Campo de’ Fiori fu poi collocata dove è visibile oggi.
La fontana fu realizzata nel 1590 su disegno di Giacomo della Porta su incarico di Papa Gregorio XIII. Era formata da una grande vasca ovale in marmo bianco, dal profilo bombato e con il bordo svasato, sui cui lati erano scolpite due maniglie ad anello e una rosa centrale. Alla fontana si accedeva attraverso due rampe di quattro gradini. Per qualche tempo fu adornata da delfini di bronzo. Papa Gregorio XV Ludovisi nel 1622 fece asportare i delfini e fece chiudere la vasca interna della Fontana con un coperchio in travertino, a cupola mentre la fuori uscita dell’acqua fu assicurata traforando il centro delle rose poste sui lati della vasca.
Nel 1899 fu spostata da Campo de’ Fiori e rimase alcuni anni in un magazzino comunale. Dopo alcune vicissitudini, la Zuppiera fu fatta collocare nella piazza antistante la Chiesa Nuova mentre nella piazza precedente fu collocata nel 1924 una copia uguale all’originale e quindi senza coperchio. A distinguere l’originale una scritta dello sconosciuto autore del coperchio che indica: “Ama dio e non fallire, fa del bene e lassa dire, MDCXXI”. Siamo infatti nell’epoca della Controriforma e nella stessa piazza fu arso vivo Giordano Bruno.
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