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Scopriamo insieme le origini del Lacus Curtius, antico sito del Foro Romano rinvenuto un secolo fa, le diverse ipotesi di Tito Livio e di Terenzio Varrone che rendono ancora più affascinante questo sito dall’importanza storica
Il Lacus Curtius è un antico sito del Foro Romano situato dinanzi alla Curia, sede del Senato nell’Antica Roma, tra la cavità della statua equestre di Domiziano e la Colonna di Foca. Deve il suo nome alla gens Curtia, secondo quanto riportato da tre versioni di storici. Secondo una prima versione di Tito Livio, il sabino Mevio Curzio, dopo aver ucciso in duello il romano Osto Ostilio, essendo inseguito da Romolo desideroso di vendetta, trovò scampo nella palude dove in seguito sarebbe sorto il Foro Romano. Plutarco aggiunge il fatto che pochi giorni prima era esondato il Tevere e aveva depositato melma che causò la morte del suo cavallo e mise a rischio la propria incolumità.
Ancora Tito Livio ci tramanda una seconda ipotesi legata all’origine di questo luogo, cioè di una voragine che si è aperta al centro del Foro e, a testimonianza di questo, vi è un bassorilievo marmoreo che è stato rinvenuto nel 1553 nei pressi della Colonna di Foca e che rappresenta il cavaliere Marco Curzio mentre si getta nella voragine. L’originale è oggi conservato nella vicina galleria del Tabularium dei Musei Capitolini mentre una copia è stata posta sul luogo.
Infine Terenzio Varrone afferma che si tratterebbe di un luogo dichiarato sacro in quanto colpito da un fulmine, con la consacrazione che avvenne nel 445 a.C. sotto il consolato di Gaio Curzio Filone. Il sito è stato scoperto da Giacomo Boni nel 1903 e oggi si presenta come un avvallamento del terreno di forma trapezoidale, circondato dalla pavimentazione del Foro in lastroni di travertino risalente all’età di Cesare.
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