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Le famiglie nobili romane, i loro titoli e la rivolta di Cola di Rienzo


Ogni tanto troviamo loro testimonianze nei libri di storia, nelle strade di Roma, nei loro palazzi addirittura negli antichi quartieri che una volta erano abitati solo da alcuni membri del clan di quella o quell’altra famiglia. Ma quante e quali erano le famiglie nobili romane? Scopriamolo!

Le famiglie e i loro titoli

Partiamo subbito cor botto: la più antica famiglia nobiliare d’Europa, ‘ndovinate mpo’ di dov’è? De Roma, me pare ovvio! È la famiglia Massimo, ancora oggi fiorente e che ha lasciato numerose testimonianze della sua presenza a Roma. Il Palazzo Massimo alle Terme, quello di Aracoeli o la Villa sulla Nomentana – per rimanere nell’ambito di Roma. Non solo questa famiglia però è presente nella nostra città e tante altre, ugualmente famose ne fanno parte come:

  • Annibaldi
  • Caetani
  • Colonna
  • Conti di Segni
  • Conti di Tuscolo
  • Crescenzi
  • Frangipane
  • Orsini
  • Ottaviani
  • Savelli

Per dire quelle più famose e che tutti sicuramente ricordano a primo impatto, ma non meno importanti sono anche le famiglie degli:

  • Anguillara
  • Boccamazzi
  • Capocci
  • Di Vico
  • De Cardinale
  • Normanni
  • Pierleoni
  • Sant’Eustachio
  • Stefaneschi

Queste famiglie nel medioevo erano sempre in lotta tra loro, per le cariche politiche che affiancavano il pontefice. E se fino all’alto medioevo esisteva ancora l’istituzione del senato, molto diversa sicuramente da quella degli antichi romani e da quella che abbiamo noi oggi, tra il VII e l’VIII secolo d.C. l’assemblea collegiale viene sostituita da un’unica figura che rappresentava gli interessi delle famiglie e affiancava il Pontefice, il Senatore Romano. C’erano poi altre cariche che queste nobili famiglie andavano a ricoprire come i Marchesi di Baldacchino, riconoscenza formale data a famiglie importanti oppure il Principe Assistente al Soglio, colui che nelle cerimonie e nelle decisioni del Papa era sempre alla sua destra. Dal 1500 questa figura venne ricoperta esclusivamente dai componenti delle famiglie Orsini o Colonna.

Le famiglie romane, nobili, non feudatarie

La grande differenza tra le famiglie nobili romane e le altre stava nel loro non essere feudatarie del sovrano, ma proprietarie delle loro terre. Cosa cambia? Molto! Mentre i feudatari avevano ricevuto le terre su cui comandavano in concessione dal sovrano – che quindi avrebbe potuto revocarle loro quando voleva -, le terre dei nobili romani erano di loro proprietà e quindi il Papa, seppure Re dello Stato Pontificio, non avrebbe potuto mai sottrargliele arbitrariamente, ma solo comprarle, nel caso fossero messe in vendita! Il Papa dunque era un ruolo molto difficile perché oltre a badare alla politica ecclesiastica doveva anche essere molto attento a come se moveva, dato che intorno a Roma c’erano numerosi castra, ovvero città fortificate, delle famiglie nobili che potevano entrare in azione in qualsiasi momento. Proprio come successe per lo schiaffo di Anagni dove alle truppe franzose inviate da Filippo il Bello, si aggiunsero anche quello di Sciarra Colonna, esponente dell’importante famiglia nobile romana che aveva subito numerose perdite a causa del papa regnante in quel momento, Bonifacio VIII, appartenente alla casata dei Caetani.

L’episodio di Cola Di Rienzo

In questa continua lotta tra famiglie a metà del 1300, si insinua Cola di Rienzo, al secolo Nicola di Lorenzo Gabrini, nato nel rione Regola e figlio di modesta famiglia. Questo personaggio vissuto dopo lo schiaffo di Anagni e quindi nel periodo in cui il Papa era prigioniero ad Avignone, passò alla storia come “l’ultimo dei tribuni del popolo”, proprio perché cerco di eliminare la lotta fratricida tra le famiglie nobili che in quel momento della storia lacerava Roma e di insediare al suo posto una forma comunale.

«lli baroni de Roma so derobatori de strada: essi consiento li omicidii, le robbarie, li adulterii, onne male; essi voco che la loro citate iaccia desolata».

In un primo momento sembrò riuscire a Cola di Rienzo di dare una nuova sistemazione amministrativa a Roma, in mancanza del Papa e sostituendosi ai baroni, ma l’esperimento terminò subito. La seconda volta che salì al governo subito cominciò a diventare tirannico e il popolo si sollevò di nuovo contro di lui, incendiando le porte del Palazzo del Campidoglio dove si era rifugiato e uccidendolo, ponendo così fine al suo sogno.