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La storia del piccolo borgo di Piansano, a lungo oggetto di contese tra signorie, più volte venduto fino a quasi un secolo fa e sempre sotto il controllo della Santa Sede
Nel cuore della Tuscia, in provincia di Viterbo, si trova il piccolo borgo di Piansano. Il nome originario è Castrum Planzani, oggetto di contese da parte di numerose signorie nel periodo rinascimentale e successivo, nell’orbita di Tuscania, ha subito continui tentativi di controllo da parte della Chiesa, finché quest’ultima non riuscì a strapparla ai padroni locali e ad aggregarla ai territori sotto l’egemonia della Santa Sede nel XVII secolo.
Nel 1790 il paese di Piansano fu concesso dallo Stato Pontificio al conte Alessandro Cardarelli. Nel 1808 la Camera apostolica cedette il feudo al principe polacco Stanisław Poniatowski, il quale, in seguito al trasferimento a Firenze, scelse di venderlo nel 1822 al conte Giuseppe Cini. Quest’ultimo ne rimase unico padrone fino al 1897, anno in cui lo mise all’asta, con il Monte dei Paschi di Siena che se lo aggiudicò. Nel 1909 la banca toscana lo mise in vendita e fu acquistato da più acquirenti. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, il feudo fu infine espropriato dall’Opera nazionale combattenti che l’assegnò ai reduci della Grande Guerra.
Il paese è diviso in più quartieri, a partire dal centro storico denominato La Rocca, in cui si trova la chiesa principale del borgo, del ‘500. La piazza principale si trova nel cuore di Piansano dove vivono la maggior parte degli abitanti con una piccola zona nei dintorni denominata Marinello. Nei dintorni di Piansano si trovano le cascate del Salabrone, tra le più selvagge e spettacolari del Lazio, raggiungibili attraverso un sentiero a piedi.
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