Con “Carmen” a teatro, passione e destino vanno in scena
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Mercurio è il nome latino con cui gli antichi romani assimilarono nel loro pantheon Hermes, il dio greco che si occupava di recapitare agli esseri umani i messaggi da parte degli dèi del monte Olimpo: per adempiere al suo compito di nunzio divino nel più breve tempo possibile, ai piedi portava dei sandali dotati di ali, chiamati “talari”.
Secondo il mito greco, Mercurio, o Hermes, nasce dall’ennesima scappatella extraconiugale di Giove con la bella pleiade Maya. La caratteristica di Mercurio che salta maggiormente all’occhio è la grande varietà dei mestieri a lui consacrati: era considerato il protettore del commercio, il patrono dei viaggiatori e persino dei ladri; campione di eloquenza e di atletica, Mercurio aveva il dono di assumere con destrezza le forme più disparate, si distingueva per velocità e gli erano sacre la scienza medica e la farmacia. Uno degli attributi simbolici con i quali viene frequentemente raffigurato rimanda proprio al mondo della farmacia: il caduceo, infatti, è il bastone alato con due serpenti attorcigliati che rappresentano il bene e del male degli uomini, tenuti in equilibrio dal dio Ermes. Ancora oggi è utilizzato come icona distintiva della Facoltà universitaria di Farmacia e sulle vetrine delle farmacie di tutto il mondo. Perché fosse protettore di ladri, furfanti e bugiardi è presto detto: la rapidità del suo passo e la scioltezza della sua parlantina sono infatti caratteristiche necessarie alla buona riuscita di qualunque attività truffaldina. Il suo incarico di araldo degli dèi comprendeva anche la funzione di traghettatore di anime nell’aldilà.
Presso i romani, ben più prosaici degli antichi greci, Hermes, con i suoi spostamenti e le sue grandi capacità di mediazione, si trasformò in Mercurio, che presiedeva agli scambi commerciali: il suo nome deriverebbe dal latino merx o mercator, che significa, appunto, mercante. Introdotto nel pantheon romano tramite sincretismo con quello greco durante il periodo della Repubblica, a partire dal IV secolo a.C., Mercurio godette di una grande popolarità presso i cittadini dell’Impero, come provano testimonianze pittoriche rinvenute presso Pompei. Il 15 maggio 495 a.C. gli venne consacrato un tempio sul colle Aventino, e la sua effigie decorava le monete di bronzo emesse dalla Repubblica Romana, i Sestanti e la Semioncia. Il successo commerciale di cui era protettore lo fece diventare un acclamato dio dell’abbondanza, e fu particolarmente venerato anche nelle province imperiali – specialmente in Gallia, a quanto scrive Giulio Cesare. Come Hermes, Mercurio aveva il compito di condurre i defunti negli inferi; lo scrittore Ovidio gli attribuì anche il poetico compito di trasportare i sogni di Morfeo agli umani addormentati.
Oltre al caduceo e ai talari, nelle varie raffigurazioni pittoriche o statuarie Mercurio indossa sempre il petaso, un copricapo alato simile a un elmetto. Spesso è accompagnato dagli animali a lui sacri: il gallo (che consente alla notte di tramutarsi in giorno), la tartaruga (del cui guscio Mercurio si servì per creare la prima lira) e l’ariete (a cavallo del quale Mercurio sfilò attorno alle mura della città di Tanagra per allontanare una pestilenza). Anche parecchie piante erano legate al dio, tra cui la lavanda: le si attribuiva il potere di favorire i mutamenti di ogni tipo e per questo era impiegata in rituali di passaggio – ad esempio, nelle celebrazioni nuziali.
Con il nome di Mercurio sono stati designati persino un metallo e un pianeta del Sistema solare, accomunati all’antico dio greco-romano per la velocità che li distingue: l’elemento chimico conosciuto come mercurio, infatti, è noto anche come “argento vivo” per la sua caratteristica imprendibilità; il moto del pianeta Mercurio è tra i più rapidi: rimane fisso solo 7,33 giorni in ogni costellazione dello Zodiaco.
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