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Viene spesso raffigurato con le ali ai piedi, ma senza Vespa, ma chi era il dio Mercurio; quali erano le sue caratteristiche; e perché veniva celebrato?
Per la rubrica Divinità di Roma, proseguiamo col dio Mercurio, la divinità più veloce della mitologia romana. Spesso rappresentato con le ali ai piedi, Mercurio poteva essere al contempo il protettore del commercio, dei viaggiatori, dei ladri, dell’eloquenza, dell’atletica, delle trasformazioni di ogni tipo, della velocità e della farmacia. Messaggero degli dei, per via della sua destrezza e rapidità, era solito vederlo indossare i noti sandali alati, anche detti talari.
(Fonte: Google Sites)
Simboli di questa divinità, molto simile alla controparte greca Hermes, erano il petaso, antico copricapo dei viaggiatori, e il caduceo, rappresentazione fisica del bene e del male degli uomini, per cui era tenuto ad operare in direzione dell’equilibrio. Anche la ali si facevano portatrici di uno specifico valore, il primato dell’intelligenza e della conoscenza sulla materia. Figlio di Giove e di Maia, il nome Mercurio derivava dal termine latino merx o mercator che significava mercante.
A Roma, in particolare, era stato eretto in suo onore un tempio nel Circo Massimo, databile 495 a.C., sul colle Aventino. Quest’informazione è interessante per due motivi: oltre ad essere un luogo di culto e di venerazione, è qui che venne presa un’importante decisione, stando alle parole di Tito Livio, ovvero a chi sarebbe spettata l’amministrazione dell’annona e il compito di formare una corporazione di commercianti.
(Fonte: Leggende Romane)
Lasciando, per la prima volta, la decisione in mano popolo, avvenne infatti un episodio piuttosto divertente. Come stabilito dal senato, a contendersi la posizione dovevano essere due consoli, tali Publio Servilio Prisco Strutto e Appio Claudio Sabino Inregillense. Tuttavia, il popolo, fregandosene dell’alternativa, assegnò l’incarico ad un Centurione, Marco Letorio, deridendo e offendendo con questa scelta il ruolo istituzionale dei consoli.
Tra le sue caratteristiche, il dio Mercurio poteva considerarsi una delle poche divinità romane anche popolari presso altri popoli. Come sostenuto da Giulio Cesare, Mercurio si rese particolarmente famoso in molte aree della Gran Bretagna e della Gallia, nelle vesti di inventore di tutte le arti. Tacito lo identifica addirittura come la principale divinità delle popolazioni germaniche. Abbastanza semplice, poi, è individuarne il pianeta e il metallo sacro: rispettivamente, il pianeta Mercurio e l’elemento chimico del mercurio. Associati al dio, perché entrambi a loro modo muniti di un certo grado di velocità (non a caso il mercurio è anche chiamato “argento vivo“, perché sfuggevole, impossibile da prendere).
(Fonte: VitAntica)
Per gli animali, invece, la questione si faceva più complicata, perché certo non esisteva (e non esiste) un animale di nome Mercurio! Sacri al dio erano infatti il gallo, poiché spettatore del ciclo, e della trasformazione quotidiana, dalla notte al giorno; l’Ariete; e, curiosamente, la tartaruga. Di quest’ultima, ad essere preminente non erano la capacità di movimento, del tutto contraddittorie rispetto alla rapidità del dio, ma piuttosto la leggenda, dell’invenzione della lira, che la vedeva protagonista insieme al dio. A tal proposito, pare fu Mercurio ad inventare lo strumento musicale, utilizzando per l’occasione proprio il guscio di questo lentissimo animale.
C’è, infine, una suggestiva connessione tra Mercurio ed Harry Potter che vede, come punto di congiunzione, la celebre pietra filosofale del primo capitolo della saga. Al dio Mercurio era sacra infatti una speciale pianta, la mercorella, considerata, per le sue proprietà erboristiche e curative, ingrediente essenziale dell’elisir a tripla funzione che era la pietra filosofale, sostanza simbolo dell’alchimia. Capace di trasformare ogni cosa in oro, nonché elisir di lunga vita e di onniscienza, questa lapis era in grado di risanare la corruzione della materia, rendendola immortale e inalterabile come l’oro.
(Fonte: Harry Potter Wiki – Fandom)
Concludendo, Mercurio fu menzionato all’interno della Bibbia, nella descrizione dell’Antico testamento di un detto popolare, il cosiddetto “gettar sassi nel vaso di Mercurio“. Un modo di dire utilizzato quando qualcuno onorava principi e prelati, seppur stolti, perché figure di spicco della collettività. Di seguito, il passo:
«Come i principi e i prelati vengono onorati anche se sono cattivi, in quanto fanno le veci di Dio e della collettività a cui sono preposti, secondo le parole dei Proverbi [26, 8 Vg]: «Come chi getta sassi nel mucchio di Mercurio, così chi attribuisce onori a uno stolto». Poiché infatti i pagani attribuivano a Mercurio il commercio, si denomina mucchio di Mercurio una somma di calcoli in cui talora i mercanti mettono un sassolino al posto di cento marchi: e così anche viene onorato lo stolto, poiché sta al posto di Dio e di tutta la collettività»
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