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Qualcuno disse che il Rinascimento fu una scusa. La scusa per staccarsi dai cieli e conquistare la terra. A Roma il Rinascimento fu un periodo di assoluto splendore culturale. Ma quali furono le opere più importanti di questo periodo?
Giovanni Gentile una volta disse che Giordano Bruno fu la conclusione più logica di tutto il Rinascimento italiano. Il punto di rottura di un periodo che aveva preso avvio, raggiungendo il suo massimo splendore, grazie al rientro della figura papale in città, dopo l’assenza causata dalla cattività avignonese (databile 1309). Al ristabilirsi, insomma, già sul finire del Trecento, di quell’orizzonte cristiano dottrinale che, infine, lo mise al rogo per le sue teorie sull’infinito. Eppure, è nel Rinascimento che Roma tornò al suo antico ruolo di guida universale, riconquistando, nel segno della rinascita culturale, i suoi più celebri primati in ambito artistico ed architettonico. È in questi anni che, coadiuvati dalle iniziative private di ricchi romani e potenti famiglie facoltose, i pontefici cominciarono a promuovere i più grandi progetti urbanistici della città. Tanto che, molte migliorie sorsero proprio nei dintorni del Vaticano. Non ultimo, l’ampliamento e la risistemazione di Piazza San Pietro. Dagli anni quaranta del Quattrocento, al culmine della prima metà del Cinquecento, Roma si fece il più importante centro di produzione artistica, nonché crocevia di maestri che segnarono per sempre il ruolo della cultura italiana nel mondo.
(Fonte: Claudia Viggiani)
In questa direzione si inserì, allora, la costruzione di via Giulia, la più lunga strada di Roma a tracciato rettilineo (1 km circa), commissionata da papa Giulio II e realizzata su disegno di Bramante. Un gioiello al centro di Roma che, seppure incompleto rispetto all’iniziale progetto, conquistò da subito un ruolo di primo piano agli occhi della nobiltà. Che esattamente su questa via diede vita all’edificazione di splendidi palazzi. Spesso, opera di grandissimi artisti. D’altra parte è in questo preciso momento storico che Roma ebbe l’onore di ospitare firme, del panorama artistico, del calibro di Bramante (autore dell’emblematico Tempietto), Michelangelo, Raffaello e tanti altri. Artisti, passati alla storia insieme all’eternità dei loro capolavori. Opere d’arte senza tempo, in grado d’evocare tutta la grandezza di questi anni e di togliere ancor oggi il fiato. Come la meravigliosa Cappella Sistina, gli affreschi delle Stanze di Raffaello, la Pietà vaticana e, inoltre, la costruzione di numerosi edifici. A Jacopo Sansovino toccò, per esempio, la costruzione della chiesa di San Giovanni battista dei fiorentini, portata poi a termine da Sangallo il giovane, Giacomo Della porta e Carlo Moderno.
Edificio celebre, oltre che per le sue fattezze, per aver accolto le illustri sepolture di Carlo Maderno e Francesco Borromini. E che dire del palazzo Farnese, affacciato verso il mercato di Campo de’ Fiori? Voluta fortemente da Alessandro Farnese (prossimo papa Paolo III), questa sfarzosa residenza poteva (e probabilmente, può) considerarsi tra le più raffinate della capitale. Esempio paradigmatico del gusto architettonico del Rinascimento fu, ancora, palazzo Venezia. D’autore tuttora sconosciuto, il cortile di questo magnifico Palazzetto pare avesse tratto ispirazione addirittura dalla struttura dal Colosseo. Ma anche la basilica di San Pietro in Vincoli; la splendida Villa Madama; il palazzo del Quirinale; palazzo Barberini (sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica).
(Fonte: Wikipedia)
Insomma, stiamo parlando di un momento di fermento culturale che rivoluzionò molte tra le concezioni artistiche in voga, e lo fece per sempre. Lo studio del corpo umano nelle pitture, l’esaltazione di alcune sue caratteristiche, non considerate più così scabrose; la formulazione delle regole della prospettiva; il ritorno all’essenzialità; la riscoperta dell’arte classica. E l’inversione, importantissima, di quel rapporto uomo-dio, non più basato sul timor medievale, ma rinnovato in nome del libero arbitrio, di una concezione che ora vedeva l’umanità come artefice del proprio destino. Non a caso, il fervore investì la ricerca, la conoscenza e la speculazione. Questo fu il periodo del grandissimo Leonardo Da Vinci, dei suoi bozzetti e delle sue invenzioni; di Botticelli e della sua Venere dai capelli ramati, opera tra l’altro considerata iconica di questo periodo; e, infine, del Manierismo, la ricerca del canone perfetto, che vedeva tra i componenti anche Benvenuto Cellini.
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