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Sempre per la rubrica tesori nascosti e dove trovarli, sorge a Roma un piccolo gioiello di architettura rinascimentale, di cui probabilmente avrete sentito parlare poco. Eppure il Tempietto del Bramante ispirò Michelangelo, vediamo insieme perché!
Molti ritengono sia uno degli esempi meglio riusciti della cultura rinascimentale italiana, una delle sue realizzazioni più alte: stiamo parlando del Tempietto del Bramante, l’ennesimo monumento poco conosciuto di Roma. L’opera, realizzata intorno ai primi anni del ‘500 dall’artista, pittore ed architetto, Donato Bramante gode di una bellezza tutta sua. Merito della struttura matematicamente studiata in ogni dettaglio, la precisione di questo piccolo gioiello architettonico non è certo sfuggita agli esperti che l’hanno catalogato come il più fondamentale fra gli esemplari che l’architettura rinascimentale italiana, abbia mai avuto. In effetti, la pianta centrale, la ripresa di alcuni schemi architettonici romani, la ricerca geometrica nella proporzione delle parti ne fanno un modello perfetto. Non a caso, lo stesso Bramante, colui che progettò la Basilica di San Pietro, viene considerato ancor oggi l’inventore della “vera e buona architettura”. E, sebbene tanti lo associno sopratutto al celebre Chiostro del Bramante, spazio adibito alla presentazioni di mostre su Roma, le mani sapienti di questo superlativo architetto diedero vita a numerose composizioni, rivoluzionando, e in parte tracciando, per sempre le basi dell’architettura italiana.
Capace sin da subito di catturare lo sguardo e l’attenzione del pubblico, il Tempietto a pianta circolare fu edificato su una delle pendici più suggestive di Roma, il colle del Gianicolo, all’interno del complesso di San Pietro in Montorio. Ed è al centro di uno dei cortili del convento, che il corpo cilindrico della struttura tuttora si fa portavoce di quel ricco movimento artistico che fu il Rinascimento italiano. Doveva celebrare il martirio di San Pietro, avvenuto da tradizione proprio in quel luogo, ma quel impianto dal diametro di appena 4 metri, segnò definitivamente le sorti dell’architettura italiana. Sarà per il meraviglioso colonnato dorico in granito grigio, o per la straordinaria capacità del Bramante di dar forma ad ogni cosa, ma quel Tempietto vi ruberà gli occhi.

(Fonte: Artslife)
In particolare, resterete affascinati dalla cupola, spettacolare risultato in conglomerato cementizio, progettata alla maniera degli antichi romani ed evidenza di tutta la sopraffina abilità tecnica dell’artista. Insomma, come un vero e proprio tesoro ben custodito, il Tempietto del Bramante, se ne sta ben protetto sul colle del Gianicolo, in attesa di stupire qualche ignaro visitatore, qualche avventuriero alla ricerca di rarità inesplorate.
Come precedentemente accennato, il Tempietto si rifà consapevolmente a qualche modello del passato. Abbastanza esplicito è infatti il suo riferimento alle piccole chiese circolari paleocristiane, destinate alla devozione dei martiri, chiamate martirya; ma anche ai tempietti circolari di Vesta, nel Foro Romano, o di Ercole, nel Foro Boario. Tuttavia, il più grande rimando, che questo luogo offre alla vista, è quello al Pantheon. Così come questo mastodontico tempio, il Tempietto fu pianificato in ottemperanza al concetto di circolarità. Era nel circolo che, come espressione concettuale e visiva del mondo, si pensava possibile l’incontro con la realtà divina e il cosmo. Insomma, fondendo insieme più stili il Bramante riuscì a dare vita a un’opera di portata essenziale, soprattutto per i posteri. L’influenza della cupola di questo Tempietto è visibile ad esempio nella Cupola più famosa del mondo, quella di San Pietro in Vaticano. Vi incuriosirà sapere, infatti, che proprio dal Bramante si lasciò inspirare, tra gli altri, Michelangelo. Per non parlare di quando si accede all’interno Tempietto! Fra giochi cromatici marmorei e soffitti scolpiti con precisione maniacale, gli interni di questo luogo, inusuale e per lo più sconosciuto, vi faranno ancora una volta domandare: “come è possibile sia stato un uomo a creare tutto questo?“.
(Fonte: Artslife)
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