Ambienti 1956-2010: Un Viaggio nel Design e nell’Arte
Scopri “Ambienti 1956-2010”, una mostra che esplora l’evoluzione del design e dell’arte dal 1956 al 2010. Un percorso affascinante che mette in luce[...]
Che bello, quant’ è romantica Roma! Vedi? Esiste pure il diritto di bacio…
Peccato che, il diritto di bacio, di romantico non aveva proprio nulla, neanche da lontano! E noi che speravamo si trattasse di un’atmosfera tutta cuori e fiorellini, di grandi gesta cavalleresche o baci rubati al chiaro di luna…niente di tutto questo: niente obbligo di abbracci e baci in piazza, niente effusioni affettive, niente. Eppure, dalla città che, più di tutte, porta l’AmoR nel nome, c’aspettavamo una dichiarazione scritta sull’importanza dell’amore, sulla necessità di dimostrarsi, con un bacio, il volersi bene. Invece, ci sbagliavamo: esisteva un diritto al bacio è vero, ma non era esattamente per come desideriamo oggi immaginarlo. Filtrato e interpretato secondo i criteri della nostra epoca, il diritto al bacio romano poteva essere definito, al contrario, come una subdola forma di maschilismo e di controllo. Cosa nascondeva questa usanza, molto diffusa, celata dietro l’affettuosità?
Sebbene il nome di questa legge possa far pensare a tutt’altro – indice di quanto i nominativi delle cose possano illuderci bene – lo ius osculi, il diritto al bacio, era una delle tante espressioni di dominio maschile sul femminile. Si sa, gli uomini hanno sempre avuto un certo potere, in passato: il loro predominio sulla vita sociale e politica era evidente, e Roma non ne era esente. Le narrazioni femminili, e la storia del riconoscimento della donna, hanno aspettato secoli, prima di vedere le luce. Perciò, per quanto oggi si possa parlare di sbagli, errori, enormi cantonate e ingiustizie, un tempo, tutto ciò che vi stiamo per raccontare non era solo ammissibile, ma legalmente giustificato. Insomma, il pregiudizio culturale legato al sesso biologico e la conseguente svalutazione della donna facevano parte del tessuto pubblico, in cui ognuno aveva un ruolo ben preciso e quello era, senza ma e senza forse. La donna non aveva voce e, vi piaccia o no, per quanto i nostri antenati siano stati un grande popolo, avevano anche qualche difetto, almeno su certe questioni. Lo ius osculi può esserne uno spiacevole esempio.
Secondo il diritto romano, una donna doveva baciare, ogni giorno sulla bocca, il marito, il padre e i figli. Fin qui – direte voi – nulla di strano, sempre ammettendo che, comunque, non può essere coercitiva una pratica sentimentale, ma andiamo avanti. Perché la donna era vincolata a questa abitudine? Il gesto, solo in apparenza benevolo, mascherava, infatti, una precisa motivazione, tutt’altro che carina. Baciare una donna serviva agli uomini per capire se avesse o meno bevuto vino, violando un’antica legge che equiparava l’uso di alcolici, da parte di una donna, all’adulterio o all’infamia. Il rischio era molto alto per la matrona: se scoperta a bere bevande alcoliche, la donna poteva essere ripudiata e uccisa. Questo, almeno per le donne honestae, perché alle probrosae (cameriere, ballerine e attrici), dai ruoli più malfamati, era invece permesso. A cosa era dovuta questa decisione? Non solo gli antichi romani credevano che il vino avesse proprietà anticoncezionali e abortive, ma vedevano nel nesso ubriachezza e sessualità una mancanza di virtù femminile. In altre parole, una donna diventava peccaminosa se cedeva al piacere vino, ed era punibile di morte. In sostanza, quindi, baciare la propria donna significava saggiarne le labbra per appurarne l’assoluta sobrietà.
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