“Tra Sacro e Profano” la pittura di Ulisse Scintu a Palazzo Ruspoli
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Si dice contengano la più grande collezione d’arte al mondo. Si tratterebbe di circa 9 milioni di pezzi. Una quantità in grado di avvolgere, per oltre quattro volte, il perimetro delle mura vaticane. Quando nascono i Musei Vaticani e perché? Quali segreti o curiosità nascondono?
I turisti li assaltano ogni anno e, ogni anno, lo fanno dando forma ad una fila chilometrica, lunga almeno quanto le mura vaticane.
(Fonte: Rivista Siti)
I Musei Vaticani sono la tappa per eccellenza di un viaggio a Roma, non c’è dubbio. Fondati per volontà di papa Giulio II, intorno al ‘500, oggi vantano una collezione da capogiro. Tralasciando il meraviglioso lavoro pittorico di Michelangelo, perfetto probabilmente quanto quello scultoreo, all’interno delle oltre 50 stanze – si, avete capito bene più di C I N Q U A N T A stanze – è possibile ammirare una quantità di opere che, partendo dall’arte del mondo antico e passando per quella medievale, rinascimentale, barocca e rococò, giungono sino all’età moderna.
(Fonte: Città del Vaticano)
Nell’ala dedicata agli artisti più recenti è infatti possibile trovare, tra le altre, firme come Van Gogh, Salvador Dalì, Lucio fontana, Matisse, Klee e Alberto Burri. E che dire del Laocoonte? Una scultura greca che, dalla Scuola di Rodi (I secolo), non hai mai smesso d’incantare. Fu grazie al ritrovamento di questa incredibile opera, nei pressi della chiesa di Santa Maria Maggiore, per l’esattezza in un vigneto, che Giulio II decise di dar vita ad una raccolta di capolavori senza pari nel mondo. E, di questa, tutto riuscirà a rapirvi il cuore. Non ultimi, i mosaici dei pavimenti, i decori dei soffitti e i panorami da sbirciare, affacciati a qualche finestra aperta, vista Cupolone o Castel Sant’Angelo.
(Fonte: redazione roma.com)
Per raggiungerli? Sebbene appartengano allo Stato autonomo del Vaticano, per raggiungerli vi basterà prendere la metro, linea A, scendere a Cipro o ad Ottaviano; e poi seguire le indicazioni fino a viale Vaticano 6 a Roma: è lì che si trova l’entrata, su territorio ancora italiano. Dal lontano 1771, anno in cui papa Clemente XIV decise di aprirli al pubblico, solo una volta i Musei Vaticani vennero chiusi (escludendo il lockdown totale del marzo scorso e i successivi decreti causa pandemia). Nel 1938, quando, giunto in visita a Roma Adolf Hitler, ospite del re Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini, Pio XI non volle riceverlo, trasferendosi eccezionalmente a Castel Gandolfo e, caso senza precedenti, stabilendo che né il museo né la basilica venissero aperti ai visitatori. In questo modo, il Führer non avrebbe potuto accedere in Vaticano, nemmeno mediante i suoi Musei. Oggi, con circa 30.000 visitatori al giorno, se non di più, i Musei Vaticani, con orario di apertura alle 9, e di chiusura alle 16 (almeno per i biglietti, perché per le sale è alle 18), dal lunedì al sabato, si qualificano come una delle attrazioni più gettonate della capitale. Secondi, forse, soltanto al Colosseo che, ormai da tempo immemore, occupa stabilmente il podio vantando una media di 7,5 milioni di visitatori l’anno. A questo dato va aggiunta, però, un’informazione: nei giorni festivi, la domenica (eccetto l’ultima del mese, gratuiti dalle 10 alle 14), e in generale durante ogni festività religiosa indetta dalla Santa Sede, come l’8 dicembre, il Natale o la Pasqua, l’edificio dei Musei è chiuso.
Elencare qualche opera sembra davvero un’ingiustizia, rispetto al vastissimo patrimonio artistico e culturale di questo spazio espositivo. Basti pensare alle Stanze di Raffaello e alla potenza evocativa delle loro rappresentazioni. Come quella ispirata al secolare “incontro/scontro” tra Scienza e Chiesa, verità e dogma: da un lato la Scuola di Atene (l’ufficio del sapere); dall’altro, appositamente dipinta sulla parete opposta, la Disputa del SS Sacramento (l’ufficio della fede).
(Fonte: redazione roma.com)
D’altra parte, il Sanzio può considerarsi una delle grandi menti innovative del suo tempo, e a dirlo è anche la Stanza di Elidoro. Qui, non solo dipinge la storia di San Pietro ambientandola in piena notte, ma lo fa rendendosi pioniere di un gioco di luci, mai utilizzato prima di lui. Ad illuminare quello che sembra un modernissimo racconto a puntate, infatti, sono soltanto la luna, una lanterna in mano alla guardia, l’apparizione dell’angelo e la finestra sottostante lo stesso dipinto. Dopo di lui, spetterà ad artisti come Vermeer o Caravaggio un simil gioco di chiari scuri.
(Fonte: redazione roma.com)
Il percorso però né inizia né si conclude con le stanze di Raffaello, all’interno dei Musei che, al contrario, nei loro 7 km circa si piazzano al quinto posto fra i musei più grandi al mondo! Sarcofagi egizi, vasi etruschi, iscrizioni dei palazzi assiri e sculture d’epoca greco-romana: tutto questo e tanto più vi offre, la visita a questo stupendo edificio. Compresa qualche incredibile curiosità!
Immaginate che, nello stesso periodo di Raffaello, un altro genio della pittura e della scultura stava affrescando una parte dei Musei. Stiamo parlando di Michelangelo. Spesso, anzi, pare i due si spiassero vicendevolmente: un po’ per interesse, un po’ per rivalità. L’esigenza di aggiudicarsi le ricche commissioni della corte papale era, infatti, un premio molto ambito da entrambi. Spostandoci nell’itinerario, invece, prima di raggiungere la Cappella Sistina, ecco aprirsi un’altro suggestiva galleria, la Galleria delle carte geografiche. Perché è tanto interessante questo corridoio di 120 metri di lunghezza e sei di larghezza? A parte la stupefacente volta, ornata nei minimi particolari, ad attirare lo sguardo è la presenza a destra e a sinistra della rappresentazione cartografica delle regioni d’Italia, dispiegata in oltre 30 cartine! Più del numero, e della minuzia certosina delle raffigurazioni, vi stupirà però sapere il periodo in cui furono realizzate: tra il 1580 e il 1585. L’Italia non era ancora unita, eppure nella reggia papale del tempo veniva già affermata l’unità geografica e spirituale dell’Italia intera! Insomma, avanguardia pura, se ci pensate! Fate, infine, caso alle api, simbolo della famiglia Barberini e presenti proprio in questa sala e, alzando lo sguardo al soffitto, ai relativi santi patroni di ogni regione.
(Fonte: museivaticani.va)
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