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Ripercorriamo insieme i luoghi e i monumenti che furono più cari ai tanti artisti, letterati e poeti, romani e non, che la Città Eterna ha accolto nel corso della storia.
Già dal fine del Cinquecento, Roma fu il fulcro di grande fermento culturale, con artisti provenienti da tutta Europa che vi confluivano per perfezionare la tecnica presso l’Accademia, per committenze illustri e per studiare dal vivo l’arte classica, traendone ispirazione. Nel 1804, con l’acquisizione di Villa Medici da parte della Repubblica Francese, che vi installò la sede dell’Accademia di Francia, si ebbe un flusso migratorio di artisti pari solo a quello che aveva interessato Roma durante il tardo Rinascimento. La fondazione dell’Accademia Britannica nel 1821 e il nuovo gusto romantico per le rovine e la classicità di cui Roma era culla determinarono una spinta decisiva al trasferimento dell’élite europea. Nell’Ottocento, la Città Eterna, già meta imprescindibile del Grand tour, divenne un centro cosmopolita prescelto come residenza da pittori, letterati, poeti, scultori e musicisti provenienti da tutto il mondo.
Le tracce lasciate a Roma da queste grandi personalità sono ancora vive e visibili, sottoforma di targhe e iscrizioni commemorative o di piccoli musei, semplicemente passeggiando per le vie del centro storico. Non è un caso che Stendhal abbia intitolato Passeggiate romane il suo diario di peregrinazioni per la città, cui si dedicava durante il soggiorno trascorso al Grand Hotel della Minerva. Nello stesso hotel dimorò, nel 1857, lo scrittore Herman Melville. Al civico 18 di via del Corso, è visitabile quella che fu la Casa di Goethe. Una chicca: Piazza di Spagna era prima conosciuta Piazza degli Inglesi per via dell’alta densità britannici concentrati alla Casina Rossa, sorta di albergo per turisti situato ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti e ora convertito nella casa-museo dei poeti romantici Percy Bysshe Shelley e William Keats.
A via Sistina, il vicinato, a cavallo tra Otto e Novecento, era di un certo rilievo: vi dimorarono lo scultore Bertel Thorvaldsen al numero 48 e gli scrittori Hans Christian Andersen e Nikolaj Gogol, rispettivamente al civico 104 e al 126. I musicisti preferivano i dintorni di Piazza di Spagna: Richard Wagner si stabilì all’Hotel Alemagna e Franz Liszt all’Albergo d’Inghilterra.
Tra i luoghi che meglio di altri raccontano la storia d’amore tra gli artisti e la città, la chiesa di Santa Maria in Montesanto è forse il più solenne. Situata in Piazza del Popolo, accanto alla sua ‘gemella’ Santa Maria dei Miracoli, l’edificio seicentesco segna il punto focale del Tridente del centro di Roma. È nota come la “chiesa degli artisti”: vicinissima a via del Babuino e via Margutta, sedi storiche di atelier e gallerie, il nome è dovuto alla Messa degli artisti, funzione liturgica ideata dal presbitero Ennio Francia cui prendono parte esponenti della cultura capitolina sin dal 1953. Santa Maria in Montesanto è però forse più famosa per essere il luogo sacro in cui si celebrano le esequie di artisti, attori, registi, letterati e personaggi televisivi, da Luigi De Filippo a Bud Spencer, da Fabrizio Frizzi a Gigi Proietti.
Abbiamo nominato poco sopra via Margutta come una dei punti nevralgici della passeggiata artistica: la tradizione per scultori e artisti di stabilire il proprio studio in questa tranquilla strada continua inalterata da quasi cinque secoli. Ogni anno, un evento suggella questo legame secolare tra la strada che dà le spalle a via del Babuino e gli artisti che vi operano: la mostra dei “cento pittori di via Margutta”.
Poco fuori Roma, vale una visita il Museo d’arte moderna e contemporanea di Anticoli Corrado, borgo ribattezzato “il paese degli artisti e delle modelle” per via delle personalità che vi soggiornarono nel Novecento, tra le quali ricordiamo Pablo Picasso, Marcel Duchamp, Jean-Baptiste Camille Corot, Oskar Kokoschka, Lugi Pirandello.
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