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Raffaella Carrà, 78 anni compiuti il 18 giugno scorso, è venuta a mancare oggi, 5 luglio 2021, lasciando un vuoto enorme nei cuori dei suoi familiari, amici, fan e colleghi.
È di questo pomeriggio la triste notizia, annunciata ai media da Sergio Japino, che si unisce al dolore dei nipoti Federica e Matteo, di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni, degli amici di una vita e dei collaboratori più stretti della regina della tv italiana: “Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”. Nata a Bologna nel 1943, l’artista eclettica, ballerina, showgirl, cantante e conduttrice che ha fatto la storia dell’Italia del boom economico viveva ormai da decenni a Roma, nel quartiere residenziale di Vigna Clara. Roma.com ne omaggia il ricordo ripercorrendo i punti salienti di una carriera lunga una vita, che ha segnato la storia non solo dell’industria dell’intrattenimento, ma di generazioni e di un’intera nazione.
Iconico caschetto biondo platino, risata sonora e contagiosa, ombelico che sbuca dalle mise di scena allora considerate – dal pubblico bigotto dell’Italia post-bellica dei primissimi Sessanta – audacissime: questa è forse la prima immagine di Raffaella che tutti, dai suoi coetanei ai Millennials, hanno in mente quando si fa il suo nome. Ma gli inizi della carriera sono molto più remoti: già a otto anni Raffaella Maria Roberta Pelloni, questo il suo nome all’anagrafe, è una bambina determinata e talentuosa: è del 1952 il primo film cui prende parte come attrice, Tormento del passato di Mario Bonnard. Di lì a poco lascia la Romagna per frequentare l’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Cresciuta a Bellaria, oggi provincia di Rimini, scopre la vocazione per il ballo seguendo il Musichiere, imparando a memoria stacchetti e ritornelli trasmessi dalla piccola televisione collocata nel bar gestito dal padre. A quattordici anni si iscrive al Centro sperimentale di cinematografia: il suo talento poliedrico e la forte presenza scenica – malgrado sia uno scricciolo, addirittura la sua insegnante di ballo paventava il pericolo di dover appendere le scarpe da ballo al chiodo per le caviglie troppo esili – le aprono le porte di diverse produzioni, anche internazionali. È il caso de Il colonnello Von Ryan, pellicola statunitense nella quale recita accanto a Frank Sinatra. Dopo svariate apparizioni in film per il cinema e sceneggiati televisivi, Raffaella prende il cognome del pittore Carlo Carrà e si dedica completamente alla carriera di soubrette, showgirl e presentatrice del palinsesto Rai. È il 1969 quando viene scelta per affiancare Nino Ferrer in Io, Agata e tu: inizia l’ascesa di una icona moderna e queer antelitteram, interrotta solo dalla sua scomparsa.
L’astro nascente della Carrà si fa sfavillante grazie a Canzonissima, che conduce in coppia con Corrado per più edizioni: nella sigla di apertura Ma che musica maestro! (singolo che raggiunse le vette delle classifiche, vendendo 200 000 copie) fa capolino quell’ombelico che dà tanto scandalo e la consacra come favorita del pubblico, e che ancora nel 2020 consente a Raffaella di imporsi a pieno titolo come “icona culturale che ha rivoluzionato l’intrattenimento italiano e ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”, come ha proclamato il quotidiano britannico The Guardian. Da quel momento, da quell’ombelico scoperto, Raffaella non si è mai fermata: talento, autoironia, tenacia e una inossidabile dolcezza le hanno concesso di essere la prima in tutto, creando modelli e inventando ruoli innovativi, guadagnandosi di diritto l’appellativo –forse riduttivo – di regina della tv italiana. E non solo: gli indici di gradimento schizzano al cielo e travalicano i confini, la Spagna e tutta l’America Latina impazziscono per lei negli anni Ottanta, e oggi a piangere la mitica Raffaella ci siamo non solo tutti noi, cresciuti con Pronto, Raffaella? o Carramba, ma un’orda di fan affezionati e in lutto provenienti da ogni angolo del globo.
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