Roma è una città conosciuta in tutto il mondo, un po’ come il dialetto romano che è apparentemente semplice da capire ma le cui parole in realtà nascondono diversi significati. Scopriamo però qualcosa di più a riguardo.
Un dialetto divenuto patrimonio linguistico
Il romanesco è un tipo di dialetto molto apprezzato nel territorio romano ed in realtà in tutta l’Italia. Questa nasce come lingua popolare ma nel tempo diventa un patrimonio del lessico.
È un dialetto divertente, diretto, proveniente da un popolo coraggioso come quello dei romani, che non ha paura di mostrare la propria opinione. Un popolo che per secoli è stato sotto il controllo temporale della Chiesa, che era senza freni e che di conseguenza ha avuto influenza sul dialetto rozzo.
In tanti oggi cercano di imitare questa lingua, o quantomeno di capirla ma non è così semplice farlo. Il romano è ricco di parole che all’infuori di Roma assumono significati diversi, di conseguenza per poter tentare di parlare il romano è necessario prima conoscerlo, insieme ai suoi mille modi di dire, che rendono la lingua unica nel suo genere ma soprattutto, l’anima di Roma.
Il daje; una sola parola in diverse forme
Per capire un romano è necessario innanzitutto comprendere la parola più usata dai romani dopo l’ao, ovvero il “daje”, con tutti i suoi significati che nasconde. In alcuni casi questa significa semplicemente le parole “va bene” oppure “si”, quindi qualora si volesse confermare una cosa, è sufficiente rispondere con daje.
A volte invece il daje viene unito ai suffissi “ari” ed “ed” assumendo dei significati diversi. Nel primo caso ovvero aridaje, si indica un fastidio causato principalmente da un evento negativo che si ripete più volte. L’edddaje invece vuole esortare qualcuno a sbrigarsi. Può essere un ottimo sostituto del “datte na mossa”.
Per incoraggiare qualcuno si ripete con enfasi il daje per più volte e se la sfida va a buon fine, il daje solo ma detto con soddisfazione può indicare la frase “sono fiero di te”.
Daje poi può essere usato sia come esclamazione di gioia che di sconsolazione, in entrambi i casi dipende dall’enfasi o dagli accenti posti sulle lettere.
Il daje infine può essere accompagnato dal “de” e in questo caso le parole vogliono dire “aggiungi pure” oppure £butta giù”. Ad esempio l’espressione “daje de zucchero” significa semplicemente “aggiungi lo zucchero”.
Alcune parole ed espressioni per comprendere il romano
Dopo aver capito quali significati ha il daje è necessario capire alcune parole sono spesso usate a Roma. bisogna innanzitutto capire che a Roma sono tantissimi i modi per dire le parole bambino, bebè e ragazzo. A Roma nasci come creatura, per poi diventare un pupo nei primi anni di vita, dopodiché pischello, rigazzo e giovinotto.
Un’altra parola molto usata a Roma soprattutto nelle stagioni calde è l’abbiocco o cecagna ed è quella fase in cui si è tanto rilassati quanto assonnati. Se si sente quindi pronunciare la frase “c’ho na cecagna” da un romano, questo sta solo dicendo che è assonnato.
Altra espressione molto comune a Roma è poi la “caterva” che indica insieme alla “fracca” una grande quantità di qualcosa.
A Roma poi sono tanto simpatici quanto usati i detti come “come er cacio sui maccheroni” che indica una qualche coincidenza e “è da cerca col lanternino” che prelude qualcosa di difficile da trovare che non si troverebbe neanche se si avesse una lanterna.
Un’altra espressione molto comune è poi il “da er pilotto” che indica qualcuno di esasperato, e “l’esse de coccio” che specifica qualcuno che è tanto testardo da essere considerato cocciuto.
Queste sono tutte espressioni considerate come l’ABC per poter capire e far comprendere un romano.
Un’altra regola per poter provare a parlare il romanesco consiste nell’inserire le consonanti in ogni parola e soprattutto utilizzare il verbo stare al posto del verbo essere.
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