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Roma Caput Disco: il documentario delle discoteche di Roma negli anni 80

foto di: Immagini prese dal web

Gli ANNI80 sono stati gli ultimi senza immagini digitali e per riviverli bisogna soprattutto raccontarli. Uno dei protagonisti dell’epoca l’ha fatto con un documentario che rievoca la Roma delle discoteche, quelle che furono ai vertici del divertimento nazionale. Con autorevoli testimonianze…

Corrado Rizza, dj, produttore musicale, scrittore e adesso eccoti di nuovo fra noi da regista cinematografico! Quando e come è nata l’idea di Roma Caput Disco?

… L’idea nasce quasi 10 anni fa insieme a Marco Trani, dopo che avevamo scritto a 4 mani il libro “I Love The Nightlife”. Purtroppo Marco scomparve nel 2013 e da quel giorno bloccai tutto per ovvi motivi. Poi l’anno scorso nel periodo di lockdown ho deciso di rimmetterci le mani e dopo aver trovato (forse) l’idea vincente, ho rivoluzionato il progetto, girato altro materiale e finalmente il 21 settembre, giorno peraltro in cui ricordiamo Marco, usciamo in streaming su VIMEO, anche se per il futuro spero in qualche messa in onda su emittenti televisive tradizionali.

 Vanta le testimonianze di alcuni personaggi di spicco, determinando il valore assoluto del tuo lungometraggio. Raccontaci il dietro le quinte della produzione…

…Credo che la magia di questo lavoro, sia il fatto che ho semplicemente intervistato i miei vecchi amici, che si sono sentiti a loro agio nel rivivere in maniera romantica quel periodo meraviglioso, indelebile per tutti, che poi rappresenta l’inizio della nostra professione, quella che oggi ha raggiuto una visibilità planetaria mentre all’epoca sappiamo bene che non era così.

Parlare di Roma è ancora più bello ammirandone le architetture. La tua storia inizia con immagini aeree estremamente emozionanti, caricate dalla voce fuori campo di Pino Insegno. Svelaci i segreti di questi due straordinari ingredienti…

È vero, infatti oltre alla storia delle discoteche della capitale, la vera protagonista del docufilm è Roma, che ho voluto omaggiare svelandone la straordinaria Grande Bellezza. Amo la nostra città, soprattutto ora che vivo a Miami l’apprezzo ancora di più.  Amico di vecchia data, ho chiesto a Pino Insegno di interpretare Romano, “il proprietario de tutto”, ma non voglio svelarvi troppo. Le suggestive immagini invece, quelle che mostrano una città irripetibile, sono state girate in pieno lockdown dal drone di Sandro Russello (Fly To Discover). 

Jovanotti racconta e si racconta in prima persona con evidente affetto, citando i suoi maestri. Tu però l’hai davvero visto nascere artisticamente. Com’era prima di diventare un big del pop nazionale?

Lorenzo era già un fenomeno allora, ai tempi del Veleno, e lasciò tutti stupiti perché non eravamo abituati a vedere un dj che parlasse al microfono, anzi lui rappava proprio come i dj americani, anche se magari inventava delle parole. Abbiamo visto con lui – credo – la nascita del rap in italiano, e poi Lorenzo aveva come si dice quel carisma e se vogliamo quella marcia in più.

 

C’è da gustare anche il cameo di Arbore, considerato fra i padri della professione del DJ. Com’è andata con lui?

Renzo credo che sia il primo e vero appassionato di musica e del nostro mestiere, quello del disc jockey, lui che poi è diventato il presidente dell’AID (associazione italiana DJ) di Gianni Naso, altro personaggio e dj storico romano. Renzo è stato disponibilissimo e contento di partecipare. Mi aprì le porte di  casa sua con entusiasmo.

Descrivere un decennio in un singolo documentario è impossibile. Come ne hai selezionato i capitoli?

Vero! Infatti ho raccontato la storia attraverso i locali principali, quelli che probabilmente hanno scandito il cambiamento, non solo musicale ma anche architettonico dei club romani, quei locali dove tutti andavano all’epoca almeno una volta (di alcuni vi mostriamo delle rarissime foto! ndr). Sarebbe stato impossibile citarli tutti ed intervistare i tanti dj romani, ma soprattutto è stato un viaggio sentimentale attraverso la mia memoria.

Qualcosa e qualcuno è rimasto fuori. Cosa avresti voluto poter inserire nel racconto?

Avrei voluto sinceramente premiare tutti i dj romani che come ho detto sono stati tanti, ma anche i proprietari, i barman, quelli della porta, i parcheggiatori, le signore dei bagni, insomma tutta la gente della notte con la quale ho avuto il piacere di interagire nei miei quasi 20 anni di Roma by night, ma sarebbe stato impossibile e spero di non risultare antipatico, ma questa è la dura legge dei film dove devi rispettare dei ritmi e soprattutto una durata limitata.

 

Quasi obbligata la testimonianza di un attore/regista che ha interpretato un iconico dj romano in un suo film: Carlo Verdone. Parlaci di lui e del vostro incontro…

È uno dei miei attori preferiti ed avevo avuto già la fortuna di conoscerlo, ma il vero motivo è che sappiamo sia stato l’unico comico famoso ad interpretare in una pellicola il ruolo del dj, come fece nel suo Al lupo al lupo, dove Carlo ha colto l’inizio della trasformazione del nostro mestiere, che da professione di tecnica e carisma si è via via trasformata, acquisendo non sempre aspetti ben definiti, ed è lì che lui ne ironizza la parte più spettacolare a discapito della professionalità. Ma poi un romano doc come Verdone non poteva non esserci, rappresentando la categoria degli attori capitolini.

La gestazione di Roma Caput Disco è stata lunga. Ci vediamo tutti più giovani ed alcuni degli intervistati non sono già più fra noi. Puoi ricordarceli…

Sì purtroppo, a cominciare da Giancarlo Bornigia patrón del Piper e poi Marco TraniDr Felix e Claudio Coccoluto. Non sono più con noi. Questo film lo dedico anche a loro con tutto il cuore.

Questo nostro articolo è accompagnato dalle foto di alcune leggendarie discoteche romane che non esistono più. Dal Much More tornato sala cinema all’Histeria oggi ristorante in poi…

Si tratta di locali oggi mitologici proprio per come furono concepiti e nel momento in cui furono realizzati. Impianti stratosferici, luci meravigliose, i primi raggi laser, insomma una vera e propria rivoluzione se pensiamo alla fine degli anni 70, primi anni 80. Rivederli nelle rare immagini che ho raccolto, è una grande emozione per noi che c’eravamo e sarà una scoperta per chi non ha fatto in tempo ad entrarci.


Siamo certamente di parte, ma perché secondo te Roma ha lasciato un segno mondiale in quell’epoca di allegria musicale?

Roma negli anni 80 ha vissuto una sua seconda Dolce Vita, dopo quella Felliniana degli anni 60. Ha accolto le star del cinema, i personaggi della politica e tutti quelli che per vari motivi sono venuti e se ne sono innamorati. Una cosa c’è da ricordare: oltre al cinema e Cinecittà, gli studi televisivi romani ospitavano le trasmissioni più importanti, attirando i nomi più famosi dell’epoca.  Era consueto scovarli in pista durante le notti capitoline.


Da qualche anno vivi negli USA. Rivedere il tuo film ti ha fatto scoprire la voglia di romanità? Oggi torneresti qui a patto di…?

In America ho trovato mille muove opportunità, qui tutto è fattibile. Certo, Roma la amo, mi ha dato ma anche tolto tanto. Diciamo che dovrebbe farmi troppe promesse e non so se riuscirebbe a mantenerle. Ma chissà, mai dire mai…


Con i libri ti sei confermato. Ci sarà un seguito nella tua carriera cinematografica?

Sinceramente mi piacerebbe e ci sto prendendo gusto, magari raccontando addirittura la Miami musicale dagli anni 70 in poi. Ho già dei sogni nel comò…

Ricordiamo come poter vedere Roma Caput Disco

Dal 21 settembre 2021 in streaming sulla piattaforma Vimeo: 

https://vimeo.com/ondemand/romacaputdisco

 

 

Faber Cucchetti