Il ricordo di Nino Rota, il compositore che con le sue note ha fatto sognare chiunque
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180 cm di stazza per un attaccante di razza come lui sono il minimo. Segnava di testa, di piede, giocava al centro sulla fascia, ogni posizione era buona per segnare. Questo il ricordo di Ciccio Graziani, punta di smeraldo di quel calcio italiano degli anni ‘70-’80 che oggi compie 68 anni.
Capelli lunghi, castani, imperioso, così si presentava Ciccio Graziani in campo, protagonista di molte formazioni italiane che in quegli anni vincevano sempre in campionato, anche grazie ai suoi gol. Nato a Subiaco nel 1952 e cresciuto calcisticamente nel Bettini Quadraro, una delle squadre della Capitale, Graziani esplode nel Grande Torino degli anni ‘70, dove nella stagione del 1975-76 si laurea Campione d’Italia davanti agli odiati cugini juventini. Con quella squadra partecipa a coppe europee e sfiora, l’anno successivo, il secondo titolo consecutivo, sfumato per un solo punto e vinto proprio dalla Juve. Quell’anno però lui si prende la sua personale rivincita e vince il titolo dei capocannonieri con 21 reti, davanti a Pruzzo del Genoa e al bianconero Bettega.
L’esperienza con i granata sarà indimenticabile per Ciccio, che nella in questa sua esperienza segnerà 122 gol, diventando il 7 marcatore della storia del club, dietro all’indimenticabile Valentino Mazzola. Nella sua esperienza a Torino viene da sempre ricordato con il suo compagno di squadra Pulici, con il quale formava la coppia dei gemelli del gol, per quante reti segnavano insieme. In Europa, nella vecchia Coppa dei Campioni, con la maglia granata, Graziani non si fa vedere solo per i suoi gol, ma anche per le sue parate, passando da chi insaccava in rete a chi respingeva i palloni. Sì proprio così, perché in una partita rocambolesca contro il Borussia Mönchengladbach, a causa dell’espulsione del portiere Castellini, dovette improvvisarsi primo difensore. I più maligni penseranno che subì molti gol e invece Ciccio restò inviolato, facendo anche due parate degne di nota!
L’esperienza più forte della sua carriera è stata sicuramente quella dei Mondiali del 1982, dove Graziani non arriva da titolare, ma sostituisce in modo egregio sull’esterno sinistro lo juventino Bettega. Da ricordare di quell’esperienza fantastica è sicuramente il suo gol del pareggio con il Camerun che permetterà alla Nazionale di superare la fase a gironi e di accedere a quella a eliminazione diretta. Purtroppo non riuscì a giocare la finale, poiché nonostante la sua discesa in campo da titolare si infortunerà subito dopo, ma sicuramente quella vittoria strepitosa, la sente anche sua! Dall’83 si trasferisce a Roma, tornando praticamente a casa, dove aveva iniziato a tirare i suoi primi calci al pallone e in un‘intervista a un noto canale giallorosso ricorda così i suoi anni nella squadra giallorossa:
Stupendi, meravigliosi. L’unico rammarico è che con quella squadra bisognava vincere un po’ di più di quello che si è vinto però sono stati anni bellissimi con un grande rapporto con la gente e con una squadra veramente forte. Ho vissuto tre anni e mezzo bellissimi.
Un aneddoto che ricorda sempre in questa intervista è l’atmosfera di festa che si viveva all’interno di quella squadra
[…] quando partivamo da Trigoria con il pullman sembrava che dovevamo andare a giocare ai Castelli invece che all’Olimpico! C’era entusiasmo, c’era amicizia da parte della gente, c’erano i ragazzi della curva che cantavano i cori. Quando partivamo da Trigoria stavamo già uno a zero per noi
Sicuramente la generazione più giovane di tifosi lo ricorda come allenatore e opinionista tv nei programmi di calcio e sport della seconda serata. Numerose le squadre che ha allenato ma quella che più rimane impressa nella mente dei più giovani è l’esperienza trascorsa a Cervia, in cui allenava la squadra della città all’interno del reality show Campioni del Cuore, incentrato proprio sulla squadra romagnola.
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