I colli di Roma non sono 7 ma molti di più
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La storia della fontana del Babuino, chiamata così dal popolo romano, costruita da un privato e soggetta a diversi cambi di posizione prima di tornare alle origini grazie all’insistenza della cittadinanza
Ci sono monumenti che cambiano nome a causa del soprannome che il popolo attribuisce loro ed è il caso della fontana del Babuino, costruita nel 1576 a spese di un privato, il commerciante ferrarese Alessandro Grandi, ma destinata all’uso pubblico. Costituita da una vasca di epoca romana in granito grigio, sopra di essa è collocata una statua a grandezza naturale in tufo scolpito raffigurante un sileno disteso su una scogliera. Grandi l’aveva fatta sistemare all’interno di una nicchia di fronte al suo palazzo.
Il palazzo passò nel Seicento alla famiglia Boncompagni-Ludovisi che nel 1738 provvide alla sua completa ristrutturazione. La fontana allora venne spostata verso sinistra e inserita in una nicchia uguale alla precedente, delimitata da due lesene e da un architrave decorato da due delfini in travertino. Nel 1877, a causa dei lavori per la costruzione della rete fognaria, la fontana fu smembrata e la statua fu collocata nel cortile di palazzo Boncompagni, mentre la vasca andò a sostituire quella di via Flaminia, davanti alla fontana di Giulio III. In seguito alle insistenze di alcuni cittadini nel 1957, il Babuino fu ricomposto nei pressi della sede originaria a sinistra della chiesa di Sant’Atanasio dei Greci.
La bruttezza della statua, probabilmente copia di un’antica divinità pagana sabina, a metà fra un uomo e una capra, detta Sanco Fidio, doveva essere veramente notevole e i romani non persero tempo a ribattezzarla col nome di Babuino. Nella tradizione popolare è entrata a far parte del gruppo delle statue parlanti insieme a Pasquino, Marforio, Madama Lucrezia e Abate Luigi che costituivano il congresso degli arguti, su cui erano affisse abitualmente le lamentele anonime dei romani, note come pasquinate.
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