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In età augustea fu molto diffuso il culto egizio e furono costruite diverse piramidi tra cui due gemelle che si trovano in un luogo simbolo della Capitale: scopriamo insieme dove!
Tra la fine del I secolo a.C e il II secolo d.C. ebbe un’importante diffusione a Roma l’usanza egizia di seppellire i defunti in edifici funerari che ricordavano nella forma quella delle grandi piramidi dei faraoni. Questo fu la conseguenza dell’annessione dell’Egitto come provincia dell’Impero. A Roma si sa con certezza che ne furono costruite almeno tredici di cui la sola ancora esistente è la Piramide di Caio Cestio posta lungo la Via Ostiense appena fuori le mura. Invece, sotto le chiese gemelle di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Montesanto in Piazza del Popolo, poco prima dell’ingresso di Via del Corso durante il governo di Augusto furono innalzate due piramidi gemelle. Le basi delle chiese, datate 1657, furono proprio le due piramidi troncate della parte cuspidale e ciò è emerso da recenti lavori di restaurazione.
A Roma furono molto diffusi i culti egizi anche grazie alla presenza di colonie di etnia egizia soprattutto nelle città marinare. Apuleio nelle Metamorfosi racconta di una confraternita di Pastofori a Roma, un collegio di sacerdoti mendicanti che giravano per le strade cercando di convertire i passanti, avevano con sé un piccolo altare con l’immagine del dio e ogni tanto si fermavano per pregare e chiedere l’elemosina. I proseliti appartenevano in gran parte alla classe sociale degli schiavi e dei liberti perché erano le religioni delle terre di origine anche se riuscirono a fare breccia nei cuori dei ceti più poveri della capitale e anche di molti aristocratici, sia per il loro messaggio salvifico che per l’accentuata spiritualità, in un periodo in cui i culti pagani erano in crisi e gli intellettuali chiedevano a gran voce il ripristino di antichi valori.
Le piramidi avevano un costo ingente, motivo per cui la loro costruzione come monumenti funerari era adibita solo a persone agiate e con una posizione di rilievo nella società politica. Era infatti necessario fare la richiesta di permesso per occupare il terreno pubblico o averne a disposizione uno privato in città. Serviva addirittura un decreto del Senato per consentire l’uso a fine di sepoltura e a contribuire al consenso era senz’ombra di dubbio il merito della persona coinvolta nell’aver contribuito a compiere azioni degne di nota a livello cittadino.
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