Anche ai tempi di Giulio Cesare c’era la ZTL a Roma
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Erano nati per scongiurare le carestie ma con il tempo diventate delle giornate in cui si celebrava l’arrivo della primavera. Si chiamavano Floralia ed erano dei giorni sfrenati dedicati alla fertilità e alla fecondità.
Aprile per i romani era un mese davvero importante. Finalmente il freddo dell’inverno se ne andava e lasciava spazio al calore tiepido della primavera. Ad aprile arrivava il tempo della semina nei campi al quale seguiva un periodo di attesa di fioritura del raccolto.
Era proprio in questo momento che si veneravano alcune speciali divinità, che si occupavano di far crescere un raccolto davvero rigoglioso. Tra queste c’era Flora, una dea dalle origini antiche che favoriva la fioritura dei semi.
In suo onore venivano celebrati dei particolarissimi rituali chiamati Floralia, ed era stato costruito un grande tempio sull’Aventino. Era stato realizzato per scongiurare una terribile carestia e anche per questo motivo la dea aveva iniziato ad essere venerata. Dopotutto bisognava testare ogni modo per rendere un raccolto rigoglioso.
Inizialmente i Floralia non iniziavano in una giornata stabilita dal calendario romano. Avevano semplicemente inizio nel momento in cui il clima tornava ad essere mite dopo il freddo invernale e le temperature iniziavano a salire.
Solo molto tempo dopo i Floralia hanno avuto un posto fisso nel calendario romano. Si celebravano dal 28 aprile al 3 maggio con una serie di spettacoli, banchetti e sacrifici.
Ognuno di questi rituali erano un augurio alla fertilità, ma a volte erano talmente sfrenati da essere anche un auspicio alla fecondità. Gli spettacoli che venivano organizzati in onore dei Floralia terminavano quasi sempre con degli spogliarelli da parte delle donne.
Anche loro potevano partecipare a queste danze e recite ma spesso finivano per svestirsi a causa delle richieste da parte degli uomini che rimanevano a guardarle.
Un altro rito davvero strano che si praticava in quei giorni di festa, consisteva invece nel lanciare dei semi e dei legumi sulle persone. Si creava quindi questa pioggia di lupini, di ceci per simboleggiare la fecondità.
Al termine dei Floralia si compieva poi un ultimo e particolarissimo rito. Si lasciavano vagare per i campi delle capre e delle lepri e successivamente gli si dava la caccia. Erano degli animali dannosi per il raccolto e di conseguenza venivano sacrificati in segno di buon auspicio.
I Floralia erano quindi dei rituali di preghiera dedicati alla dea Flora, ma erano dei momenti felici in cui si celebrava l’arrivo della primavera.
In quest’occasione infatti tutti indossavano degli abiti colorati, che ricordavano i fiori e che simboleggiavano la rinascita dopo un periodo oscuro nel quale regnava la morte.
Anche per questo motivo i Floralia erano così sfrenati. Erano delle feste vive, forse anche troppo e di conseguenza non erano accettate da tutti. I cristiani per esempio sopportavano molto poco questi riti pagani e li condannavano. Anche i pagani più moderati però non vedevano di buon occhio i Floralia. Erano dei riti troppo estremi perfino per coloro che veneravano la dea.
Tuttavia i Floralia sono durati per tantissimo tempo. Alcune testimonianze raccontano che venivano praticati addirittura nel 400, in un momento in cui era stato restaurato il maestoso tempio sull’Aventino per scongiurare nuovamente una terribile carestia.
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