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Erano dei rituali davvero particolari che venivano praticati il 14 marzo di ogni anno, in occasione del Capodanno. Conoscevate i Mamuralia? Sapevate che anche gli antichi ebrei e i greci celebravano qualcosa di simile?
Il Capodanno è uno dei momenti più attesi e temuti di tutto l’anno. Non si sa mai bene come festeggiare l’ultimo giorno dell’anno e spesso si ricorre alle idee dell’ultimo minuto. C’è infatti che sfrutta le cosiddette “offerte last minute” e si concede un viaggio, chi va a ballare o chi invece rimane a casa con gli amici e i parenti. L’anno viene comunque inaugurato in un modo tranquillo, con lo spumante, i fuochi d’artificio e le lenticchie a mezzanotte.
Un tempo però il nuovo anno non si festeggiava nel modo leggero che tutti conosciamo. Non c’erano i brindisi o i fuochi d’artificio ma dei rituali davvero particolari che finivano sempre con le bastonate o addirittura le sassate. Questi si chiamavano Mamuralia e si celebravano il 14 marzo, il giorno in cui a Roma terminava l’anno. Erano dei riti che consistevano nel picchiare una persona anziana con dei bastoni che per l’occasione era vestita con le pelli di alcuni animali sacrificati. Per i romani erano un modo per scacciare la sfortuna dell’anno precedente, che era rappresentata dalla persona colpita, che non solo veniva pestata ma anche cacciata via dalla città.
I Mamuralia erano quindi delle cerimonie davvero strane, le cui origini si devono al re Numa Pompilio e al fabbro Mamurio. Secondo le leggende il primo marzo di molti secoli fa era caduto dal cielo di Roma uno scudo chiamato Ancile. Questa caduta era stata interpretata dai sacerdoti come un segno mandato dal dio Marte, che simboleggiava la forza dell’eterna città.
Tutti consideravano quindi lo scudo come un amuleto, che doveva essere custodito ma che soprattutto non doveva essere mai rubato. Per questo motivo infatti il re Numa Pompilio aveva ordinato a Mamurio di realizzare altri 11 scudi, tutti identici all’originale. Alla fine del lavoro quindi Roma aveva ben 12 Ancilia che venivano usati dai sacerdoti Salii durante le loro cerimonie.
Mamurio poi grazie al suo prezioso lavoro era considerato una specie di divinità. Addirittura i Salii avevano inserito il suo nome all’interno delle loro canzoni.
Le leggende però raccontano che il lavoro del fabbro aveva portato molta sfortuna per Roma e per questo motivo era stato cacciato dalla città. Pare quindi che lui stesso sia stato il primo sfortunato a dare inizio ai Mamuralia.
Oggi è normale considerare i Mamuralia dei riti davvero strani e inusuali, ma un tempo rappresentavano la normalità. Basta pensare che anche in Grecia o nella Palestina si praticavano dei rituali simili. Per esempio nella Palestina si abbandonava nel deserto un caprone, che si caricava dei peccati della gente purificandola. Era letteralmente il loro “capro espiatorio”.
In Grecia invece si svolgeva il “Pharkamos”. Si sceglieva una persona malandata che viveva nella città e la si scacciava via a frustate. Per loro le persone deformi simboleggiavano il male e la sfortuna e per questo motivo dovevano essere allontanate dalla città. Ad Atene le persone cacciate erano addirittura in due, un uomo e una donna, ed erano considerati i più brutti della città. Prima di essere allontanati però venivano nutriti a spese di tutta Atene, vestiti con delle foglie di fico e infine gettati nel nulla in segno di buon auspicio.
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