Il Robigalia, il rituale per tenere calmo un dio malvagio | Roma.Com

Il Robigalia, il rituale per tenere calmo un dio malvagio

Si chiamava Robigalia ed era un’antica cerimonia con la quale si scongiuravano le malattie dei campi. A causarle però era proprio il dio venerato, il malvagio Robigo.

Un rituale per scongiurare le malattie delle piante

Tornano ad aprile le belle stagioni, il freddo pungente va finalmente via e i semi piantati nei campi danno vita ai primi germogli.

Tutto sembra perfetto, se non fosse per il malvagio dio Robigo, che con i suoi poteri oscuri riesce a far ammalare le piantine nascenti e a farle seccare.

Ha provocato delle vere catastrofi nei campi e nel corso della storia tutti hanno temuto i suoi poteri, in modo particolare gli antichi romani. Per questo motivo praticavano quindi il Robigalia, ovvero un rituale che serviva a tenere buono il dio.

Si svolgeva il 25 di ogni aprile e consisteva in processioni, sacrifici e giochi che venivano fatti in onore della divinità. Iniziava quindi con una lunga processione che conduceva i fedeli nel Bosco Sacro del perfido Robigo, l’attuale Cassia.

Era lì che si svolgevano i sacrifici in onore del dio. Gli si offrivano il vino, l’incenso, una pecora di due anni e infine un cane. Per i sacerdoti era un animale legato alle divinità degli Inferi, per questo motivo era offerto in sacrificio.

Oltretutto secondo l’astronomia l’arrivo della costellazione del cane simboleggiava anche l’arrivo del caldo. Era quindi inevitabile la morte del povero animale per scongiurare il caldo torrido e la malattia delle piante.

Un dio spietato o una dea malvagia?

Sicuramente Robigo era un dio diverso da tutti gli altri. Le altre divinità non erano malvagie come lui, anche se erano davvero permalose.

Robigo era un dio perfido, che causava la ruggine al grano. Proveniva dagli Inferi ed era la personificazione delle malattie delle piante.

Non era chiaro però se era un uomo o addirittura una donna. In epoca pre-imperiale Robigo era venerato come un dio, mentre invece in età imperiale era considerato una donna. Dopotutto in latino la parola “robigo” era al femminile e significava “ruggine”.

Secondo alcuni studiosi Robigo aveva invece una moglie, che si chiamava Robiga.

Comunque sia, Robigo o Robiga era una divinità terribile ed è strano il fatto che sia stata venerata così tanto. Nella religione romana non c’erano degli dei che rappresentavano le malattie o le sciagure. Al limite infatti c’erano Marte il dio della guerra e Plutone il signore degli Inferi.

Una madre che porta a morte

Per mantenere calmo il dio Robigo i romani praticavano quindi questo strano rituale, che si ripeteva ogni anno durante il 25 aprile.

Nei secoli anche i cristiani hanno inserito una tradizione simile all’interno del loro calendario. Dedicavano infatti la giornata del 25 aprile alla benedizione dei campi e delle parrocchie.

Anche in età preromana sembra sia esistito il culto di Robigo. La divinità però era semplicemente uno dei tre aspetti di Madre Natura, ovvero la morte. Corrispondeva a una figura malvagia, con dei lunghi capelli rossi, che aveva partorito un figlio, che ogni anno nasceva e poi moriva, in un ciclo continuo. Questo era la vegetazione.

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