"Escher" un'inedita mostra su un maestro della pittura
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Erano degli antichi rituali che si svolgevano nei campi con lo scopo di scongiurare le carestie. I Cerealia erano dei momenti sacri dedicati a Cerere, la madre disperata che cercava continuamente sua figlia Proserpina e la dea che aveva insegnato ai romani a coltivare.
Era una dea molto cara ai romani e veniva invocata per evitare una carestia o per augurare un buon raccolto. Il suo nome significava “crescere”, per questo motivo tutti la conoscevano come Cerere.
Era la dea dell’agricoltura, che aveva insegnato agli umani a coltivare i campi e che con il suo umore determinava il cambio delle stagioni.
Per 6 mesi all’anno era felice e portava quindi il bel tempo, ma soprattutto rendeva i campi rigogliosi. Per altri 6 mesi era invece portatrice del freddo e del maltempo e faceva sfiorire i raccolti. Grazie a lei i romani avevano quindi imparato quando dovevano seminare nei campi e quando invece raccoglierne i frutti.
Dedicavano poi in suo onore una grande festa, i Cerealia, che durava alcuni giorni e che iniziava il 12 aprile. Era un’ottima occasione per rendere grazie alla dea ma anche per ricordare la storia che aveva causato tutti quei suoi sbalzi d’umore.
C’era un tempo in cui Cerere non era mai triste ma era invece allegra e gioiosa. Si trovava sempre insieme a sua figlia Proserpina, una dea bellissima che era nata dall’unione tra Cerere e Giove.
Un giorno però l’umore della dea era cambiato improvvisamente. La sua bella Proserpina era stata rapita da Plutone che l’aveva trascinata nel suo regno degli Inferi. I due poi si erano sposati e Proserpina era diventata così la regina degli Inferi.
La povera Cerere era quindi disperata e aveva tentato in ogni modo di riabbracciare la figlia. Nel frattempo il suo pessimo umore aveva portato il freddo sulla terra. I campi non producevano più il raccolto e le piante si erano tutte seccate. Era quindi arrivato l’inverno.
La situazione era devastante per tutti e bisognava trovare a tutti i costi un rimedio. Proprio per questo motivo Giove aveva così stabilito un accordo tra Cerere e Plutone.
Per 6 mesi all’anno, Proserpina sarebbe stata insieme a sua madre, mentre nei mesi restanti sarebbe stata al fianco di suo marito Plutone.
Nel periodo in cui Cerere si trovava insieme a sua figlia, i campi sarebbero stati quindi rigogliosi e avrebbero rappresentato la felicità della dea. Nel periodo in cui Proserpina si trovava insieme a Plutone, tutto sarebbe sfiorito e la gente avrebbe dovuto ritirare il proprio raccolto prima dell’arrivo del gelido inverno.
Per festeggiare l’unione tra Cerere e Proserpina i romani celebravano quindi i Cerealia. Erano dei rituali che iniziavano il 12 aprile e che terminavano alcuni giorni dopo.
Erano dei momenti di festa e felicità durante i quali si organizzavano dei giochi e dei ricchi banchetti.
Tutti potevano partecipare alle grandi tavolate ma ognuno doveva assolutamente indossare un abito bianco. Dopotutto si celebravano la vita e la rinascita e non la morte.
La festa poi terminava il 19 aprile con un rito davvero strano. Si prendevano delle volpi e gli si legavano delle torce sul dorso. Successivamente queste venivano lasciate correre libere nei boschi.
Probabilmente questo strano rito rappresentava Cerere che disperata cercava sua figlia Proserpina ma che ormai era sparita nel regno degli Inferi, diventando così la sposa di Plutone.
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