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La storia romana ci insegna che in passato venivano venerati molti dei ai quali venivano dedicate molte feste. Tra questi vi era Feronia, una divinità selvaggia che proteggeva la natura e portava l’armonia tra gli uomini.
I romani erano un popolo che divideva il proprio calendario in due momenti; quelli dedicati alle attività del quotidiano e le festività. Nel calendario romano vi erano infatti diverse giornate durante le quali le attività di ogni giorno venivano interrotte per lasciare spazio alle feste, che si celebravano in occasione di qualche ricorrenza come la costruzione di un tempio. Anche il 13 novembre era considerato un giorno di festa, che veniva dedicato alla dea Feronia.
A Campo Marzio c’era poi un tempio che era stato costruito in onore della dea. Pare sia stato edificato il 13 novembre intorno al 217 A.C. per questo motivo Feronia era venerata in questo giorno. La dea però non era amata soltanto dai romani ma anche da altri popoli come i Sabini ed i Fallisci. Queste popolazioni le avevano dedicato numerosi tempi che oggi troviamo sparsi per il Lazio. Un importante luogo di culto di Feronia era ad esempio a Capena nei pressi del Monte Soratte. Un altro ancora era invece a Terracina.
I romani costruirono quindi diversi santuari che dedicarono alla dea, ma tutti questi avevano delle caratteristiche particolari. Si trovavano immersi nella natura ed erano circondati da dei boschi sacri. Feronia era una dea selvaggia ed era protettrice del verde, per questo motivo i templi a lei dedicati dovevano sorgere nella natura incontaminata e nei pressi delle fonti d’acqua.
Tutti potevano accedere a questi luoghi e rendere omaggio a Feronia ma nessuno poteva contaminare con le costruzioni quella piccola oasi di pace, altrimenti la dea si sarebbe vendicata e avrebbe scatenato la sua ira sugli uomini.
Il filosofo Plinio il Vecchio raccontò nei suoi scritti di alcune volte in cui la dea mostrò il proprio sdegno nei confronti degli uomini. In modo particolare scrisse di un episodio avvenuto vicino ad un tempio della dea, a Terracina. Alcuni romani vi stavano costruendo delle torri e fortificazioni ma furono costretti ad interrompere i lavori, poichè queste erano state colpite e distrutte da un fulmine, che sicuramente era stato scagliato dalla dea.
Servio invece racconta che quando stava per andare a fuoco un tempio di Feronia a causa di un incendio, gli abitanti del luogo cercarono di salvare il salvabile, portando via alcune statue della dea. Feronia però voleva rimanere al proprio posto, per questo motivo in modo miracoloso fece terminare l’incendio, facendo così tornare il proprio bosco rigoglioso.
Feronia era quindi una divinità che proteggeva la natura ma era anche la dea della fecondità dei campi. I contadini infatti ogni 13 novembre offrivano una parte del loro raccolto a Feronia, affinchè poi il raccolto successivo potesse essere altrettando rigoglioso.
La dea era poi portatrice dell’armonia, sia nella natura che negli uomini. Era considerata una divinità che liberava i devoti da uno stato di vuoto e di prigionia e che li conduceva poi alla felicità. Era la dea della rinascita ed era particolarmente amata dagli schiavi. Ogni 13 novembre nei templi di Feronia avveniva una cerimonia che liberava gli schiavi dal loro stato di prigionia e che li rendeva liberi.
Feronia era dopotutto una dea libera come la natura e non poteva permettere che i propri devoti fossero degli schiavi.
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