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La primavera, la stagione della rinascita

foto di: Immagini prese dal web

È la stagione in cui tutto rinasce e un momento dell’anno che per i romani era davvero importante. Ma come celebravano l’arrivo della primavera?

La stagione della rinascita

È la stagione che segna la fine del freddo invernale e l’arrivo delle belle giornate, per questo motivo tutti la preferiscono all’estate, all’autunno e all’inverno.

Da secoli siamo abituati a darle il benvenuto nella giornata del 20 marzo, ma c’era un tempo in cui veniva invece inaugurata in altri momenti, per esempio il 25 marzo.

Pare infatti che ai tempi degli antichi romani Cesare aveva deciso che il primo giorno di primavera sarebbe stato il 25 marzo e che solamente con l’introduzione del calendario gregoriano l’inizio della stagione della rifioritura era stato stabilito per la giornata del 20 marzo.

Una stagione importante

Anche per gli antichi romani la primavera era una stagione molto importante. Rappresentava la fioritura, il ritorno ai campi e la fine del freddo invernale, che portava la distruzione e la morte delle piante.

Per loro era quindi un periodo di serenità e prosperità, durante il quale si seminavano le piante e ci si augurava soprattutto che queste avrebbero dato vita a un rigoglioso raccolto. Per questo motivo in questo momento dell’anno celebravano diversi rituali in onore degli dei, ma soprattutto in onore di Flora.

Una dea tanto temuta quanto venerata

Era una dea tanto temuta quanto venerata che si occupava di rendere rigogliosi i raccolti e di portare la prosperità nei campi.

I romani le erano molto devoti, per questo motivo celebravano diversi rituali in suo onore, uno dei quali si svolgeva in un momento dell’anno che coincideva con l’inizio della primavera. Inizialmente consisteva nel mettere una ghirlanda di fiori in testa alla dea, ma poi negli anni quest’ultimo si era trasformato in una festa dedicata agli eccessi.

Terminavano infatti con gli spogliarelli e i giochi e la maggior parte delle volte andavano contro la morale. Non erano di conseguenza visti di buon occhio dai moralisti, anzi.