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Vi presentiamo la storia del complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande, per due secoli importante centro di assistenza ad anziani e orfani e oggi sede degli uffici del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo
Lungo più di 300 metri e con una superficie complessiva di oltre 25mila metri quadri, il gigantesco complesso architettonico che fiancheggia il Tevere, vicino a Porta Portese, fu edificato in fasi successive in circa centocinquanta anni a partire dalla fine del Seicento, soprattutto grazie all’interessamento dei pontefici Innocenzo XI, Innocenzo XII, Clemente XI e Clemente XII. Sin da subito fu un modello per l’organizzazione dell’assistenza pubblica con il centrale Cortile dei Ragazzi che accoglieva giovani abbandonati. Pochi anni dopo divenne un luogo adibito anche all’accoglienza degli anziani in difficoltà, Il progetto comprendeva alcune botteghe e un lanificio interno per aiutare gli orfani ad avviarsi al mondo del lavoro. In tempi successivi vennero poi istituite una scuola di belle arti e una scuola-officina di arazzi, che acquisterà grande fama come Arazzeria Albani e che ha continuato a produrre arazzi fino al 1926.
Nel 1704, papa Clemente XI fece aggiungere accanto all’ospedale, all’orfanotrofio e all’ospizio anche un carcere per i minorenni a cui si aggiunse negli anni successivi un cortile destinato a servizi e una grande chiesa. Con la costruzione del carcere femminile, progettato da Ferdinando Fuga per Clemente XII, di magazzini e caserme per la dogana, nel 1735 il complesso fu completato e acquisì l’aspetto attuale. Il complesso comprendeva due chiese: l’antica Santa Maria del Buon Viaggio, frequentata dalla gente del porto fluviale, e la grande chiesa ideata da Carlo Fontana e completata solo nel 1835 da Luigi Poletti, con una pianta a croce greca.
Con l’Unità d’Italia iniziò per il San Michele il declino, con l’interruzione delle attività assistenziali, non più sostenute dai benefici papali. A eccezione della funzione carceraria, rimasta attiva fino al 1972, il resto dell’immobile restò praticamente abbandonato fino al 1969, quando venne acquisito dallo Stato. Oggi è sede dell’Istituto centrale per il Catalogo e la Documentazione, dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro e di uffici del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. La sala dello Stenditoio, infine, è divenuta sede di convegni e spesso utilizzata per riprese televisive.
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