“Poco e gnente j’è parente”: la saggezza romana in una frase
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Sai cosa vuol dire “quanno ce vò ce vò”? È un’esclamazione che solitamente si pronuncia nel momento in cui qualcuno ha reagito in modo estremo nei confronti di qualcosa. A Roma è così conosciuta che è perfino diventata la protagonista di una poesia.
“Quanno ce vò ce vò” è un modo di dire nasce dall’italiano, ma che i romani hanno reso proprio traducendolo in romanesco. È infatti la traduzione romana del “quando ci vuole ci vuole”, una frase che viene pronunciata con toni quasi esasperati e che indica il bisogno che qualcuno ha di fare una determinata cosa, sia questa qualcosa di positivo oppure di negativo.
Questa infatti può essere il togliersi uno sfizio, il fare quindi qualcosa di bello per sè stesso oppure qualcosa di molto più negativo, come per esempio il rimproverare qualcuno.
Il “quanno ce vò ce vò”, esprime quindi il bisogno di fare qualcosa, che in qualche modo può liberare la persona da un desiderio che ha e che sente di dover esaudire a ogni costo.
Si pronuncia infatti in quelle situazioni in cui questo desiderio è talmente forte, che è normale che la frase si dica con dei toni esasperati, appunto perchè “quando ci vuole, ci vuole”. Per questa ragione il modo di dire si usa anche nelle situazioni in cui è stato fatto un enorme rimprovero a qualcuno. È un gesto liberatorio, che libera appunto dal bisogno, dal desiderio di fare o dire qualcosa di più o meno positivo.
Un esempio di ciò che il “quanno ce vò ce vò” vuol dire, si può ritrovare in una poesia di Trilussa, che in rima spiega il significato del “quanno ce vò ce vò”.
Il suo titolo è proprio “quanno ce vò ce vò” ed è contenuta nei “Sonetti“, la raccolta di poesie di Trilussa su Roma borghese e sul piccolo borghese. In rima racconta di quando una volta il poeta, arrabbiato, aveva dato uno schiaffo a sua moglie, appunto perchè “quanno ce vò ce vò”. Dispiaciuto però ha poi trovato qualsiasi modo per farsi perdonare da lei, perchè l’amore che nutriva per lei era più forte della rabbia.
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