“Puntarella”, dove la tipica cucina romana incontra l’innovazione
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Negli ultimi tempi si è diffusa molto anche al di fuori di Roma, una ricetta che ha trovato il favore del grande pubblico mangereccio italiano, per la sue leggerezza e allo stesso tempo friabilità: la pinsa. Dal momento del suo successo, questo impasto è stato soprannominato come la pizza tipica di Roma, calpestando di fatto i piedi a un’altra specialità capitolina la pizza romana.
Come già vi abbiamo anticipato nel titolo, pinsa e pizza romana possono essere dette tra di loro sorelle d’impasto, questo perché tra l’una e l’altra ricetta, cambia effettivamente molto poco. Anche il nome, come si può facilmente vedere è molto simile e sembra infatti derivare dalla stessa parola latina pinsere, che ha come significato quello di «pestare», «allungare», proprio i gesti che si fanno per preparare e stendere questi impasti. Mentre la pizza romana può dirsi una variante della pizza napoletana, della pinsa troviamo tracce fin nelle epoche antiche, nei libri che riportano l’epico arrivo di Enea sulle coste laziali o nelle descrizioni dei banchetti romani. Questa infatti era una sorta di focaccia di cereali che essendo cotta sulla pietra, rimaneva molto dura e per questo veniva ricoperta con dei cibi umidi per farla ammorbidire e renderla più masticabile.
Le miscele di farine utilizzate per la realizzazione della pizza e della pinsa sono diverse e ognuna conserva un proprio segreto e una propria caratteristica. La differenza sostanziale quindi che c’è tra la pizza in generale e anche romana e la pinsa sono la diversa miscela di farine e i tempi di lievitazione. La pinsa infatti nasce dall’unione di farine di grano, soia e riso, che verranno impastate e lasciate a lievitare per tempi molto più lunghi rispetto al solito, dalle 24 alle 48 ore. Proprio per questo motivo l’impasto dell’antica ricetta romana risulterà più basso e molto più leggero e digeribile.
A Roma prima dell’esplosione di successo della pinsa non era solo diffusa la pizza napoletana, ma nella capitale si era soliti preparare quella che in città e nei suoi dintorni è conosciuta come pizza romana. Le origini della pizza rimangono assolutamente nella splendida Napoli, ma quando è arrivato a Roma, questo impasto ha subito delle variazioni, rimanendo rispetto alla ricetta napoletana più basso e croccante. Quest’ultimo aspetto ha dato alla pizza romana il proverbiale aggettivo scrocchiarella da parte degli abitanti della capitale, tanto era croccante questo tipo di impasto. Al contrario invece della pizza napoletana che rimane molto più alto e soffice rispetto a quella capitolina, ed è stato riconosciuto come patrimonio UNESCO.
Tra tutti lo snack o il cibo da strada per eccellenza da realizzare con la pizza romana è l’intramontabile pizza bianca con la mortadella. Pur non essendo tipicamente romano, il salume rosa, con il suo gusto e il suo aroma ha conquistato il palato dei capitolini che subito hanno trovato nella loro ricetta tradizionale di pizza lo sposo adeguato per un salume così buono. È talmente diffuso a Roma che abitualmente i ragazzi di tutte le età lo portano a scuola come merenda da mangiare durante la ricreazione. E tu hai mai mangiato pizza bianca e mortadella a ricreazione?
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