Vorresti mangiare come gli antichi romani? Ecco dei piatti tipici
6 Agosto 2020
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Come già saprai, i romani, sono un popolo semplice, a cui basta essere insieme ai propri amici a scherzare e condividere una tavola con del buon cibo e così era anche nell’antichità e grazie ad antichi documenti e anche agli affreschi romani conservati fino a oggi, sappiamo come mangiavano gli antichi romani, sei pronto a scoprire qualche loro ricetta?
La dieta degli antichi romani
Diciamo subito che il nostro modo di mangiare e il nostro palato sono ben diversi da quelli di uomini di 2000 anni fa. Oltre ad essere cambiati i gusti sono cambiati anche i metodi di cottura e sono aumentate le possibilità di cuocere i cibi in maniera differente. La dieta degli antichi romani infine, poco si discosta dalla famosa dieta mediterranea e comprendeva diversi cereali, frutta, verdura, pesce e anche la carne, ma cucinati in modo differente e dando vita a sapori molto più forti dei nostri, che forse oggi proveremo con difficoltà, ma togliamo ogni pregiudizio e immergiamoci nelle ricette e nel gusto dell’Antica Roma.
Il Libum, focaccelle ripiene di formaggio
Ad oggi, come antipasto da proporre ai tuoi commensali, magari semi-sdraiati sul triclinio, puoi proporre del Libum. Questa ricetta viene direttamente dai libri di Catone e ti farà portare a tavola delle squisite focacce al formaggio. Non è molto chiaro quale formaggio si usasse in epoca romana, ma tu per realizzarle potrai utilizzare della ricotta di mucca o di pecora, a tuo gradimento oppure mischiarle, a tuo gusto. La ricetta di per sé è molto semplice, basterà lavorare di gomito fino a far diventare crema, la ricotta e poi aggiungere farina, sale e uovo. Fatto riposare quest’impasto basterà adagiare le focacce su foglie di alloro ben unte e far cuocere in forno. Qui tutta la preparazione nei particolari.
Il Puls, la zuppa di cereali
Questa ricetta potrebbe essere assimilata a uno dei primi piatti tra i tanti che ne avevano gli antichi romani e probabilmente era quello più popolare. Il Puls infatti era molto diffuso all’interno dell’esercito, per la sua velocità e semplicità di realizzazione; oggi possiamo immaginarlo come una zuppa molto densa, una “pappa”, che ha come ingredienti dei semplici chicchi di grano. Questi venivano lessati in acqua, finché non assorbivano tutto il liquido, dopo di che venivano conditi con alimenti a piacere, come olio, uovo, formaggio; nelle ricette più prelibate si arrivavano ad aggiungere anche ingredienti più raffinati come il miele o altre spezie.
La salsa immancabile, il Garum e l’Allec
Salsa immancabile nei banchetti romani ma che oggi farebbe storcere il naso alla maggior parte di noi è il Garum. Questa salsa veniva preparata lasciando macerare alla luce del sole con il sale, le interiora e gli scarti di tutti i piccoli pesci, a cui volendo durante la macerazione potevano essere aggiunti aromi o spezie. Questa poltiglia, mescolata di tanto in tanto, alla fine lasciava un succo di cui i romani andavano pazzi e che spargevano a gocce sopra i loro piatti. Le frattaglie rimaste nel contenitore chiamate Allec, spremute per bene per trarne fino all’ultima goccia di Garum, venivano anch’esse mangiate, poiché ridotte in poltiglia e accompagnate con focacce o il pane tipicamente romano, diventavano simili alla nostra odierna pasta d’acciughe.
Il Panis romano
Il panecon cui i romani accompagnavano le proprie portate era di molti tipi e fatto con diverse farine, proprio come oggi; da quello ottimale per una lunga conservazione, riservato ai militari e ai marinai (il panis nauticus) a quello ricavato dalle farine di farro (panis farreus); da quello più goloso, arricchito con lardo e pancetta (panis adipatus, che era una sorta di focaccia) a quello più rinomato perché fatto con farine di grano tenero (il panis silingeo flore), fino a quello di cui ancora oggi si conserva un esemplare carbonizzato a Pompei, il panis quadratus. Quest’ultimo, al contrario di quello che possiamo intuire aveva una forma circolare su cui venivano impressi otto spicchi (chiamati dai romani quadri), per aiutare a spezzarlo una volta cotto, durante il pasto.
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