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Fra le tante festività dei romani, proprio oggi si sarebbero festeggiati i Consualia: cos’erano e cos’era questo speciale altare fantasma?
Preceduti dai festeggiamenti estivi del 21 agosto, dedicati al raccolto, il 15 dicembre nell’antica Roma si ripetevano i Consualia, stavolta invernali, ma sempre organizzati per la stessa motivazione: onorare il dio Conso, divinità del seme del grano e dei depositi per la sua conservazione. Ma di cosa si trattava esattamente? In sostanza, come per altre feste romane, anche i Consualia prevedevano la realizzazione di riti propiziatori o invocativi da riferire ad un dio che, contemporaneamente, diventava causa-effetto o principio-fine di quegli stessi eventi. In Tito Livio si legge che, i Consualia furono istituiti – addirittura – dallo stesso Romolo. Pare infatti che, proprio su l’occasione dei suggestivi festeggiamenti estivi al dio Conso, furono invitate con l’inganno tutte le popolazioni vicine a Roma, per dare avvio al celebre Ratto delle sabine. Insomma, è grazie all’invenzione dei Consualia se, il primo re di Roma, riuscì a distrarre gli spettatori, per effettuare quello che sarebbe passato alla storia, come uno degli accaduti più singolari, fra quelli legati alla Capitale.
(Fonte: Romano Impero)
In questo caso, la divinità scelta, ed eletta a tali feste, era il dio Conso, da molti identificato nel Neptunus Equestris, ovvero nel dio Nettuno protettore degli equini. Non a caso, durante l’evento erano solite particolari celebrazioni unite a corse di carri trainati da asini, cavalli o muli, cui assistevano anche gli animali equini non concorrenti, agghindati anch’essi con corone e ornamenti floreali e, solo per quel giorno, esentati da ogni lavoro (ché mica erano tutti fortunati come il cavallo di Caligola!). L’accaduto più suggestivo dei Consualia, a parte queste competizioni, tuttavia, resta ancor oggi un’altro, quello relativo alla presenza di uno strano altare. Come ogni antica festa romana, anche qui i riti avvenivano intorno ad una struttura specifica da adibire alle celebrazioni: la stranezza, però, era che l’altare, eretto al centro del Circo Massimo, in realtà restava, per tutto il resto dell’anno, sotterraneo. La vestigia, insomma, riemergeva dal terreno e veniva riportata in superficie soltanto in questa particolare occasione, poiché necessaria ai sacrifici destinati al dio Conso ed effettuati per mano del Flamine di Quirino (sacerdote preposto al culto) e delle vergini Vestali.
(Fonte: Romano Impero)
Questo incredibile altare, che potremmo definire “fantasma” viste le sue due sole apparizioni annuali (una invernale ed una estiva), era a sua volta circondato dalle immagini di altre antiche divinità romane. Stiamo parlando di Seia, Segezia e Tutilina, divinità che avevano la funzione di proteggere le messi dei cereali nei vari stati della crescita. A tal proposito, Seia, la divinità dei campi, era invocata durante il periodo della germinazione sotterranea dei semi; Segezia era invocata durante la maturazione delle messi, e chiamata anche col nome di Segesta; e Tutilina, infine, era quella addetta alla sorveglianza dei campi e dei prodotti della terra, una volta raccolti, nelle vesti antiche di un’odierna magazziniera. Il 15 dicembre, poi, sempre restando in tema di altari, fu il giorno della dedica ufficiale di un altro famoso altare: l’Ara Fortuna Redux, costruito nell’ottobre del 19 d.c ad opera del Senato, dedicato al fortunato ritorno di Augusto dalle campagne del lontano oriente e, in ultimo, persino inciso sulle monete di Roma. La dea Fortuna, infatti, nell’antica Roma proteggeva i rimpatri, da viaggi lunghi o pericolosi. Così, alla morte di questo importante imperatore romano, era presso questo monumento che i romani avviavano i festeggiamenti delle Augustalia, istituiti per la prima volta da Tiberio e dedicati alla memoria del padre adottivo e alla dinastia della Gens Iulia.
(Fonte: Romano Impero)
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