All’auditorium arrivano due serate accompagnare dalla delicatezza della musica di Luca Barbarossa
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Credenti o non credenti, la tradizionale Via Crucis che il Papa compie intorno al Colosseo il Venerdì Santo che precede le celebrazioni della Pasqua è un rito immancabile e un grande appuntamento per i romani, scopriamo la sua storia e cosa succederà quest’anno.
Più di 250 anni di storia e tradizione, difficilmente si cancellano e si dimenticano; tanto più in una citta come Roma che nella memoria e nel rispetto delle tradizioni ha per forza di cose un posto speciale. È dal 1750 infatti che il Colosseo è meta della tradizionale Via Crucis del Papa, tanto che proprio durante il primo evento di questo genere a metà del ‘700, l’Anfiteatro Flavio venne anche consacrato alla Passione di Cristo e alla memoria dei Martiri da Papa Benedetto XIV. Da quell’anno in poi, fino alla presa di Roma e all’unificazione dell’Italia, il Colosseo divenne lo sfondo tradizionale di questo particolare rito cristiano che anticipa la festività della Pasqua. A riprendere questa cerimonia fu Giovanni XXIII, che nel 1959 riportò questo rito al centro di Roma. Solamente nel 1965 però, con Paolo VI questa tradizione venne ripetuta di nuovo di anno in anno, cominciando ad essere trasmessa anche in diretta eurovisiva grazie alla Rai. Nel 1977 poi il grande salto alla mondovisione e alla prima trasmissione a colori; grande protagonista di questa tradizione nell’era moderna, dato il suo lungo pontificato, è stato Giovanni Paolo II, che proprio il 2 aprile del 2005, una settimana dopo la Pasqua di quell’anno, morì, lasciando poi il posto a Benedetto XVI.
Anche l’anno scorso, come tutti gli anni, il rito della Via Crucis del venerdì santo, avrebbe dovuto aver luogo intorno all’anfiteatro Flavio; purtroppo la situazione pandemica, che ancora oggi perdura, non ha permesso nulla di tutto ciò che si era organizzato, obbligando il papa a rimanere confinato all’interno del territorio Vaticano. Tutto ciò non ha annullato però la cerimonia, che è stata comunque compiuta dal pontefice nello scenario vuoto e desolante di Piazza San Pietro.
“Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi”
Queste alcune delle parole di Papa Francesco nella cerimonia della Via Crucis dello scorso anno, compiuta in un deserto di sampietrini dal pontefice e da pochi altri suoi collaboratori. Le riflessioni, che non sempre sono scritte da personalità cristiane o cattoliche interne alla chiesa – consuetudine iniziata sotto il pontificato di Giovanni Paolo II – nello scorso anno sono state scritte dagli ergastolani e dai carcerati dell’istituto di detenzione “Due Palazzi ” di Padova, dando vita a testimonianza forti e importanti.
Nonostante sia trascorso ormai un anno la situazione pandemica dettata dal Coronavirus ancora attanaglia le nostre vite e condiziona la il nostro quotidiano, così per tornare a vedere e a rinnovare la tradizione della Via Crucis al Colosseo si dovrà attendere ancora l’anno prossimo. Quest’anno infatti è confermato il rito a Piazza San Pietro, ma il Papa non sarà completamente solo. In presenza, insieme a lui, partecipanti diretti della cerimonia ci saranno 20 bambini e 20 ragazzi provenienti da Roma e da Foligno. Altri 40 tra bambini e adolescenti saranno invece presenti come pubblico sul sagrato della Basilica di San Pietro, rispettando come di consueto, le misure di prevenzione contro la diffusione del Covid-19. I fortunati che vivranno questo momento insieme alla massima autorità della chiesa nel mondo saranno i rappresentanti della parrocchia di Roma Santi Martiri dell’Uganda, del gruppo Scout “Foligno 1”, della casa famiglia romana “Tetto Casal Fattoria” e otto piccoli, tra i 3 e gli 8 anni, della casa “Mater Divini Amoris”.
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