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100 anni fa la Marcia di Roma

foto di: Immagini prese dal web

100 anni con la Marcia di Roma, il racconto di un giorno che ha cambiato la storia del nostro Paese

Il congresso di Napoli e la decisione della marcia

Cento anni fa iniziava il ventennio fascista con la Marcia su Roma. Durante tutta l’estate del 1922 scoppiano scontri tra fascisti e antifascisti in molte città, innanzitutto nel triangolo industriale, Genova, Milano, Torino, ma anche a Livorno e Parma. Il 24 ottobre si tiene a Napoli un congresso fascista a cui segue un comizio in piazza del Plebiscito dove intima ai molti presenti di marciare su Roma. Negli ambienti parlamentari le dimissioni del Governo Facta sono considerate imminenti e i fascisti, che hanno da poco abbandonato la maggioranza, puntano a un nuovo esecutivo con cinque dicasteri ma il tutto degenera velocemente, frutto dell’entusiasmo ricevuto nella città partenopea e del desiderio di Benito di assumere il potere.

Gli scontri nella Capitale e la responsabilità del re

Il Presidente del Consiglio Facta la sera del 27 chiede al generale dell’esercito Emanuele Pugliese di organizzare la difesa di Roma ma il re si rifiuta di autorizzare lo stato d’assedio e l’esercito, senza l’avallo del sovrano, rimuove i blocchi. I fascisti guidati da Italo Balbo, Michele Bianchi, Emilio del Bono e Cesare De Vecchi riescono così ad arrivare a Roma dove si verificano scontri, con morti e feriti, soprattutto nel quartiere San Lorenzo dove 7 persone perdono la vita. Un momento molto concitato, di totale anarchia, il terreno fertile perfetto per il futuro Duce che di lì ha poco avrebbe esautorato il parlamento di ogni funzione e instaurato una vera e propria dittatura.

I giornali non escono in edicola, l’inizio di un nuovo governo

Mussolini attende l’esito a Milano e Vittorio Emanuele III, dopo essersi reso conto che Antonio Salandra non ha una maggioranza parlamentare per formare un governo, lo chiama a Roma affidandogli l’incarico di formare il governo: l’esponente di un partito di minoranza ottiene così l’incarico di formare e presiedere un governo del quale avrebbe poi occupato le cariche più numerose e importanti. Proprio quel giorno impedisce a numerosi giornali di uscire in edicola. Da quel giorno ha ufficialmente inizio il ventennio fascista e la fine della democrazia nel nostro Paese fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.