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A Roma anche la più antica caserma dei pompieri, ecco dov'è


Ovviamente una cosa importante come i Vigili del Fuoco non potevano che essere stati inventati dai romani. Fu l’imperatore Augusto, pater patriae, a creare questo corpo, a renderlo numeroso e operativo affinché Roma non venisse distrutta da incendi devastanti, ma vediamo dov’è questa antica caserma romana che può vedersi ancora oggi.

Il problema degli incendi a Roma

Possiamo esordire col dire che a Roma, all’epoca degli antichi romani, c’era un grande problema che attanagliava la città: la monnezza? Er traffico? Pure loro, ci avete preso, ma in realtà, all’epoca, c’era un’altra cosa molto più pericolosa, che metteva a repentaglio la vita dei suoi abitanti ogni notte: gli incendi. Quello che si dice fu appiccato dal povero Nerone, infatti non fu l’unico incendio di Roma ma sicuramente, date le proporzioni, fu quello che più si è ricordato nelle epoche successive. Il problema del fuoco nell’Urbe era un qualcosa di veramente serio, soprattutto nelle notti di inverno, poiché per riscaldarsi, all’interno delle case, si accendevano dei fuochi. Al centro della città, vivevano moltissime persone, che al contrario dei ricchi patrizi, vivevano in piccole case situate in enormi quartieri che si sviluppavano in verticale, costruiti interamente in legno e chiamate insulae; le odierne palazzine insomma. Una scintilla o un tizzone ardente che malauguratamente finiva fuori dal braciere dunque, poteva procurare in pochi minuti un incendio di proporzioni enormi! Proprio per questo a un certo punto della storia di Roma si decise di cercare di tenere sotto controllo questa situazione e istituire un corpo militare che tentasse di arginare questa piaga.

La nascita dei pompieri nell’antica Roma

Nel 6 d. C. fu proprio il pater patriae ovvero padre della patria, primo imperatore di Roma Ottaviano Augusto a creare questo corpo, chiamandoli Vigiles. All’inizio erano solamente 600, ma nel corso del tempo vennero potenziati sempre più, fino ad arrivare a un contingente totale di 7000 uomini. Il loro nome ufficiale era Cohortes Vigilium e il loro motto recitava Ubi dolor, ibi vigiles (dove c’è il dolore, lì ci sono i vigili). Questi uomini suddivisi in 7 coorti e comandati dal praefectus vigilum, dovevano controllare le 14 regioni in cui Augusto aveva suddiviso la Capitale. La loro suddivisione sul territorio era dunque organizzata in questo modo: in una regione c’era la vera e propria caserma, chiamata statio, in un’altra c’era il suo distaccamento chiamato excubitorium. Oltre al servizio antincendio questo corpo era addetto anche alla polizia notturna, a tenere quindi sotto controllo le strade di Roma nelle ore più buie. Questi vigili del fuoco ante litteram, erano dotati della stessa attrezzatura di cui oggi sono dotati i pompieri: pertiche, pompe a sifone, scale, corde, coperte, asce, seghe e tutto ciò che potrebbe essere utile per poter fermare l’avanzamento del fuoco. Ovviamente come trasporto veniva utilizzato un carro, trainato da cavalli, con sopra una botte piena d’acqua pronta ad essere utilizzata in ogni evenienza.

 Il ritrovamento dell’excubitorium

Così nel 1866, mentre erano in corso alcuni scavi nel rione di Trastevere, venne alla luce quella che si pensò in un primo momento poter essere l’antica caserma della VII Cohortes Vigiles. Quest’edificio, posto tra via Giggi Zanazzo, via Montefiore e via della VII Coorte, appunto, oggi è tranquillamente visitabile. Studi successivi e incisioni ritrovate al suo interno hanno fatto però ipotizzare che questo luogo non fosse proprio la stazione centrale, quanto piuttosto l’excubitorium, quindi il distaccamento della caserma principale, che teneva sotto controllo l’XI regione, corrispondente alle aree del Circus Maximus e del Trans Tiberim (Trastevere). Così se volete visitare i resti della caserma dei pompieri più antica del mondo non vi resta che venire nella città Caput Mundi e andare a Trastevere, lì troverete la storia del Corpo dei Vigili del Fuoco, nati sotto l’imperatore Augusto e che tutt’oggi salvano ancora migliaia di vite.