Anche ai tempi di Giulio Cesare c’era la ZTL a Roma
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Gli antichi romani erano un popolo che aveva tante qualità ma anche una serie di strani rituali ed abitudini. Vediamo quali sono.
I romani erano un popolo scaramantico che per scacciare la fortuna ricorreva a dei riti davvero particolari. Per un romano la giornata doveva innanzitutto partire con il piede destro. Di conseguenza si alzava dal letto sollevando prima il piede destro e poi il sinistro. Al tempo stesso si attraversavano le porte facendo passare prima il piede destro. Al primo errore il gesto o la giornata stessa ricominciava daccapo, questa volta con il piede giusto.
A Roma poi era buon auspicio incontrare appena usciti, un uomo con la gobba oppure un cavallo bianco. Portava poi fortuna fare il numero tre con le dita anziché le corna.
Il numero 17 in romano XVII era invece sfortunato. Il suo anagramma forma la parola VIXI, ovvero “vissi” indicando così la morte.
A Roma venivano svolte circa 180 feste e di conseguenza i romani passavano la metà dell’anno a celebrare qualcosa e l’altra metà a lavorare. I giorni di festeggiamenti erano pieni di rituali ma anche di scommettitori che spendevano tutti i loro averi nel gioco d’azzardo, a volte arricchendosi, altre volte diventando poveri. Si dice che una buona parte della gente ricca romana, abbia ottenuto parte dei propri beni attraverso il gioco d’azzardo, ma si tratta solo di un detto metropolitano.
Molto sacri a Roma erano poi i matrimoni, che erano dei grandi momenti di festa nei quali veniva celebrata una coppia tramite il lancio del riso e dei lunghi brindisi, durante i quali i romani bevevano tanti bicchieri di vino quanti il numero di lettere degli sposi. Praticamente arrivavano a fine cerimonia del tutto ubriachi.
Durante le nozze poi la sposa che entrava all’interno della dimora del futuro marito, doveva far attenzione a non inciampare per nessun motivo o avrebbe portato sfortuna ed incattivito gli spiriti della casa. Indossava poi un abito bianco ed un velo rosso e veniva portata in casa in braccio allo sposo, come volevano le usanze, che ancora conserviamo.
Anche per quanto riguarda la cura del proprio corpo i romani avevano delle strane abitudini. Innanzitutto si lavavano soltanto nei corsi d’acqua ed all’ora di pranzo, perché prima giocavano per un’ora a palla. Quindi appena svegli al mattino si alzavano nel giusto modo dal proprio letto e si dedicavano alle attività del giorno.
Gli uomini poi non si radevano mai la barba da soli ma andavano da un barbiere speciale, il tonsor che aveva il compito di prendersi cura dei capelli e delle barbe e di ringiovanire la pelle attraverso delle creme e tinture che ne coprivano le impurità, come ad esempio i nei. Le barbe però venivano rase senza proteggere in qualche modo la pelle, se non con dell’acqua per bagnare la barba prima di raderla, di conseguenza i volti degli uomini erano spesso scalfiti dai graffi delle lamine, che venivano curati con tele di ragno imbevute di olio ed aceto.
Il taglio della barba era poi un momento importante per un adolescente. Il primo taglio veniva festeggiato con un ricco banchetto mentre il pelo tagliato veniva offerto agli dei.
Anche le donne andavano da una parrucchiera che le faceva anche da estetista. Questa le sistemava e colorava i capelli, le depilava e le truccava. Per coprire i difetti del volto veniva messo del gesso bianco sulla fronte della donna, il residuo del mosto sulle labbra e della fuliggine sulle ciglia e contorno occhi. Per pulire i denti veniva invece usata della polvere di corno.
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