EnOrvinio, torna il percorso eno-gastronomico alla scoperta del borgo reatino
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Ebbene sì, non solo oggi uomini e donne tradiscono, si mettono, come si suol dire le corna, l’infedeltà è una vecchia piaga del genere umano e a Roma, tra intrighi e macchinazioni, tra ‘mpicci e ‘mbrogli, anche Giulio Cesare dovette affrontare l’onta del tradimento, scopriamo meglio in quale occasione!
La festa della Bona Dea, sembra essere un’antica tradizione romana che potrebbe discendere dalla originaria società matriarcale, presente in linea di massima in tutte le società del mondo antico. Il suo culto infatti era riservato esclusivamente alle donne e agli uomini era vietato qualsiasi accesso alle festività e ai suoi riti. La riservatezza avvolgeva talmente tanto questa festa che gli uomini non sapevano nemmeno il nome segreto che le donne avevano dato a questa dea. Era talmente proibito l’accesso e la vista al sesso maschile, che durante i riti anche tutti gli animali o le statue di animali o esseri umani di sesso maschile, venivano coperte con dei veli. Solo in seguito alcuni uomini poterono accedere ai riti e al culto riservato a questa divinità, ma solo su invito da parte delle donne! Altro che diritto di bacio per sottoporre al controllo le donne, qui i ruoli erano completamente ribaltati! I periodi in cui si festeggiava questa dea erano principalmente il 1 maggio e i giorni tra il 3 e il 4 dicembre. Nella giornata primaverile il rito prevedeva il sacrificio di una scrofa ed il ricordo di questa divinità era talmente radicato nella società pagana che la chiesa per sostituire e far dimenticare la Bona Dea, consacrò il mese alla donna della religione cristiana per eccellenza, la Madonna. L’evento di dicembre invece era più privato e veniva svolto nella casa della moglie del sacerdote romano più anziano, che invitava le donne più eminenti della società romana, che naturalmente non avessero dato adito a nessuno scandalo.
Il tempio dove veniva svolto il rito di maggio sorgeva sul colle dell’Aventino, poco più a nord di dov’è adesso è presente la chiesa di Santa Cecilia in Trastevere. La dea era venerata poiché si credeva avesse poteri guaritori e in generale perché proteggesse lo Stato e il popolo romano. Non a caso all’interno del suo tempio potevano trovarsi dei serpenti che molto docilmente non attaccavano le donne presenti. La sua immagine era sempre scolpita infatti con una cornucopia in una mano e un serpente nell’altra, proprio a significare il suo potere guaritore e la sua funzione di prosperità. Dopo anni di trascuratezza questo tempio venne restaurato dal grande Imperatore Augusto, che lo riporto al suo antico splendore.
Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre del 61 a. C., a Roma si verificò un gravissimo scandalo a proposito, proprio durante i preparativi del rito invernale della Bona Dea, che come di tradizione veniva svolto in una residenza privata. Quell’anno il tutto si realizzava a casa di Giulio Cesare e nonostante la presenza degli uomini fosse vietata, Publio Clodio Pulcro, futuro questore romano e amante di Pompea, moglie di Cesare, si introdusse all’interno della residenza travestito da donna flautista. Un’ancella che non sapeva nulla della relazione segreta tra i due, scoperto l’uomo, fece partire l’allarme e la madre di Cesare, Aurelia Cotta, subito cacciò con sdegno l’amante smascherato. La notizia fece il giro di tutta Roma in un batter d’occhio e a Clodio fu addirittura intentato un processo, in cui all’accusa c’era nientepopodimenoche Cicerone, che in una delle lettere ad Attico, commenta così la vicenda:
Publio Clodio, figlio di Appio, è stato colto in casa di Gaio Cesare mentre si compiva il sacrificio rituale per il popolo, in abito da donna, ed è riuscito a fuggire via solo per l’aiuto di una servetta; grave scandalo; sono sicuro che anche tu ne sarai indignato.
Il tutto sarebbe potuto finire molto male per l’uomo politico romano che invece grazie alla mancata testimonianza incriminatoria di Cesare, se la scampò con un nulla di fatto. L’unica a pagarne le conseguenze fu la povera Pompea, che invece fu ripudiata da suo marito. Insomma, anche a quei tempi, de ‘mpicci se ne facevano eccome!
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