Anche ai tempi di Giulio Cesare c’era la ZTL a Roma
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I Brumalia erano un’antica festività romana che durava un mese fino al solstizio d’inverno e consistevano in riti propiziatori in vista dell’arrivo della bella stagione.
I Brumalia erano un’antica festività romana in onore di Saturno, Cerere e Bacco. In epoca bizantina, si facevano iniziare il 24 novembre, e duravano un mese, fino ai Saturnalia, cioè al solstizio d’inverno. La vita nell’Antica Roma era incentrata sull’esercito, l’agricoltura e la caccia, motivo per cui i giorni invernali, più corti e freddi, ostacolavano svariate attività. I Brumalia erano così le feste di questo periodo più scuro ed erano una sorta di rito propiziatorio per quando sarebbe tornata la bella stagione.
I contadini sacrificavano maiali a Saturno e Cerere, mentre i viticoltori capre in onore di Bacco che venivano poi scuoiate per ricavarne bisacce e da qui hanno avuto origini le zampogne che poi sono tornate, guarda caso proprio nei periodi natalizi. Ovunque nelle campagne si bruciavano le foglie e i rami secchi innaffiandoli di vino. I contadini si raccoglievano attorno ai falò suonando e danzando, mentre si levavano i cori dedicati agli Dei. Nel VI secolo d.C. l’imperatore Giustiniano, nella sua repressione del paganesimo, mise fine all’evento ma alcune pratiche, soprattutto nelle campagne, sono proseguite anche dopo nei mesi di novembre e dicembre.
Queste antiche celebrazioni si associavano a Saturno, Cerere e Bacco in quanto divinità che esprimevano la potenza e il rigoglio della natura, fonte di nutrimento per uomini e animali. Saturno era il dio dell’agricoltura, del seme nascosto nella terra, sotto le gelate invernali. Saturno avrebbe regnato su tutto il creato nella mitica Età dell’Oro, quando la primavera era perpetua, vi era abbondanza di ogni frutto della Terra, uomini e dei vivevano insieme e non v’era necessità di lavorare né distinzioni sociali. Saturno aveva un tempio nel Foro Romano, che conteneva il tesoro dello Stato. Cerere era il verdeggiare del futuro delle messi il cui rigoglio, sarebbe esploso in primavera. Bacco rappresentava la vite che, seppur morente nei frutti, conservava nelle botti il suo vero oggetto prezioso: il vino.
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