“Tra Sacro e Profano” la pittura di Ulisse Scintu a Palazzo Ruspoli
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Inaugurato a Palazzo Pamphilj la mostra dedicata all’artista brasiliano Rubem Valentim, in occasione del centenario della sua nascita, con particolare attenzione al suo periodo romano
Da oggi fino a lunedì 30 gennaio 2023, a Roma presso la Galleria Candido Portinari di Palazzo Pamphilj in piazza Navona è in programma la mostra Rubem Valentim: l’impronta brasiliana curata da Cristiano Raimondi e Daniel Rangel. Il percorso espositivo si inserisce all’interno del ciclo di retrospettive dedicate all’artista nel centenario della sua nascita e raccoglie circa trenta opere tra dipinti, sculture, rilievi e collage realizzate in periodi diversi con un focus sul periodo romano della sua pittura. Il titolo della mostra, Rubem Valentim: l’impronta brasiliana, è ispirato dal Manifesto Ainda que Tardio scritto da Valentim nel 1976, un testo che testimonia lo sforzo di trovare una comunicazione universale tra i simboli delle religioni di matrice africana.
Valentim ha lavorato a Roma tra il 1965 e il 1966, un periodo durante il quale iniziò ad utilizzare la tecnica della tempera nei dipinti, che divenne più complessa incorporando una scelta più vibrante di colori e i tipici simboli ispirati al Candomblé e Umbanda. La geometria è al servizio dell’impegno di creare strutture sensibili che possano essere affiancate alle specifiche espressioni della cultura popolare e sincretica di Bahia. La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 17 e ad ingresso gratuito.
Rubem Valentim è stato un artista brasiliano che utilizza tecniche diverse per esprimere il simbolismo che scaturisce dall’universo delle religioni afrobrasiliane. Gli strumenti del lavoro, la struttura fisica dei centri di culto e la simbologia delle entità appaiono come segni, immagini stilizzate create da una sobria estetizzazione di queste forme. Questi emblemi vengono rigorosamente strutturati nei suoi dipinti, rilievi e sculture. L’artista definisce le sue sculture di cemento come il simbolo sincretico della cultura afrobrasiliana. La sua opera Temple of Oxalá, che consiste in rilievi ed emblematici oggetti bianchi, è stata una delle opere più importanti della sedicesima Biennale Internazionale di São Paulo nel 1977. Proprio in quella città ci ha lasciati nel 1991.
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