“Po esse”, la frase dei dubbiosi
Non ci vuole molto per capire cosa significa “po esse”. È una frase che esprime un dubbio nei confronti di una situazione. Sicuramente[...]
La miglior difesa si sa, è l’attacco e allora, terminato in un modo o nell’altro il 2020, bisogna iniziare il 2021 facendoci subito sentire, facendo capire chi comanda, quindi per non farci trovare impreparati, nei confronti di questo nuovo anno, ecco alcuni insulti in romanesco che ti tempreranno subito!
Nun c’è imposizzione che tenga, ‘a gentilezza è sempre a mijor cosa del monno. Essere calmi ed essere ben disposti nei confronti del mondo, magari con un bel sorriso stampato sulla nostra faccia è il miglior farmaco e antidoto verso l’invidia e il malumore. In ogni modo, si sa, il romano ha sempre la risposta pronta, è un po’ come i gatti, soprattutto quelli di Largo Argentina, cascheno sempre ‘n piedi, e anche nei momenti in cui l’ira è più accesa, in cui la passione ti infiamma dentro o quando c’è da fa soggetto ‘n’amico quanto se sta tutti in compagnia, lui, il romano, ha sempre quella battuta che ti lascia spiazzato, eccone alcune, addirittura approvate anche dall’Accademia della Crusca.
Proprio così, infatti l’insulto romano, raramente è fatto per offendere, ma esce dalla bocca degli abitanti della capitale soprattutto per sfottò, pe’ cojonasse co’ l’amici e allora a quello che magari non ha molti capelli è facile dire No, nun sei pelato, è che c’hai la riga larga oppure per rimanere in ambito di bellezza può essere facile che a un nostro amico non particolarmente bello possiamo dire Sei tarmente brutto che bisogna guardatte co’r decoder! Rimanendo in ambito fisico c’è un classico che non tramonta mai e che almeno una volta al membro magro e esile della nostra compagnia abbiamo detto, Ao c’hai popo er fisico de ‘n lanciatore de coriandoli, magari aggiungendo anche la specialità, controvento!
Poi ci sono gli insulti che fanno notare ai nostri amici che talvolta non sono proprio così svegli e svelti come credono e allora capita che si possa dire, Ao, pare che c’hai du’ cromosomi ‘n testa che giocheno a dama oppure C‘hai ‘na caccola pe’ cervello! L’urtima vòrta che te sei soffiato er naso sei rimasto scemo! Poi magari, in quelle giornate di festa come può essere stato Capodanno passato o come sarà Pasquetta di quest’anno, in un momento in cui non sapete più a chi da’ i resti per le mille cose che state facendo, c’è lui, che rimane fermo impalato a farsi gli affari suoi e allora ci può stare che voi con grande piglio gli diciate Peccato che cachi, sinnò saresti pòpo ‘n ber soprammobbile! Ma poi ci sono anche quelle giornate in cui ci si sveglia con il piede sbagliato e prima di prendere il caffè già avete litigato con qualcuno, sbattuto il mignolo del piede all’angolo dell’armadio e rotto lo schermo del cellulare mentre spegnevate la sveglia; ecco lì fatevi il segno della croce e sperate in Dio perché Quanno è giornata da pijallo ‘n culo er vento t’arza ‘a camicia. E allora ci può stare che quel giorno vi colga la rabbia e alla prima battuta fuori posto di un collega o alla prima rispostaccia di qualcuno intorno a voi il vostro sguardo si farà minaccioso e nella vostra mente risuonerà solo questa frase: Te faccio passà ‘n mezzo a ‘n incrocio de schiaffi che nun sai manco a chi devi da’ ‘a precedenza oppure rimanendo in tema, Se non te stai zitto te piji più pizze te che ‘n forno a legna er sabato sera. Ma a fine giornata, dopo averne passate di tutti i colori e aver affrontato, nonostante tutto, la giornata sempre con gentilezza e con il sorriso sul volto, saprai di essere diventato più saggio, più maturo, di aver superato molte prove per cui a qualcuno che ti chiederà consiglio su un particolare gusto di un piatto o di un accostamento di un vestito che a te non piace, tu potrai seraficamente rispondere Ao, i gusti so’ gusti, come diceva ‘r gatto che se leccava ‘r culo.
E qual è invece l’insulto in romanesco che a te piace di più o che ti capita di dire più spesso?
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