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È un classico, a Roma appena picconi una strada o fai un buco pe’ tera, tac, subito esce un reperto storico archeologico dell’antica Roma. Così è successo pochi giorni fa a Torre Spaccata, in via Berneri 2, dove degli scavi per installare la fibra ottica hanno riportato alla luce un sarcofago di epoca imperiale.
Come al solito si tratta di un ritrovamento eccezionale quello fatto il 27 febbraio, in via Berneri 2, nel quartiere di Torre Spaccata a Roma. Un sarcofago che, come dicono le prime indiscrezioni, probabilmente appartiene a un maschio, probabilmente un ragazzo appartenente a una famiglia nobile romana. Il nome del defunto si legge a chiare lettere nell’iscrizione scolpita sul sarcofago di marmo:
Sacro agli Dei Mani. A Gaio Giulio Longino Giuliano originario di Hierapoli in Asia [Minore], Gavia Manlia la madre fece.
Una grande coincidenza il fatto che proprio questa scoperta è stata fatta a Torre Spaccata, un’altra di quelle zone Roma che porta nel suo nome quello di una torre (Tor bella Monaca, Tor de’ Cenci, Tor Tre Teste), probabilmente di un antico casale, che già nel 1600 doveva essere diroccata, per cui spaccata. Questo quartiere della capitale però non è conosciuto solo con questo nome, ma anche per essere l’inizio dell’Agro Romano oppure il quartiere dei romanisti. No che avete capito, qui non ci abitano solo tifosi giallorossi, ma è chiamato così perché le sue vie sono dedicate quasi tutte a studiosi dell’antica Roma, che in ambito accademico vengono chiamati romanisti. Quale luogo migliore dunque per questa scoperta?
Il sarcofago ritrovato qualche giorno fa dunque sembrerebbe appartenere a un rampollo di una ricca famiglia romana, originaria di Ierapoli, situata nell’antica Asia Minore, come dice l’iscrizione, ovvero nella parte sud occidentale della Turchia, in un territorio strategico per il collegamento con il mare Mediterraneo. Questa città infatti, sorge nell’antica regione della Frigia ed era sulla principale via di comunicazione tra la parte interna della penisola turca e il mare nostrum. Dopo il 60 d.C. questa città ebbe uno sviluppo straordinario, costruendo teatri, piazze commerciali, sviluppo che ebbe due grandi stop, uno nel IV sec. d. C. e un altro nel VI, quando due devastanti terremoti destinarono la città prima alla decadenza e poi all’oblio, nonostante fosse divenuta anche un importante centro cristiano. Da scoperte recenti, sembra che proprio nella città di Ierapoli si trovi la tomba dell’apostolo Filippo, uno dei primi seguaci di Cristo. La sua morte fu molto cruenta, poiché durante il suo soggiorno nella città turca aveva convertito la moglie del proconsole romano di istanza proprio a Ierapoli. Quest’ultimo non la prese molto bene e fece uccidere Filippo inchiodandolo ad un albero a testa in giù.
Per ora difficile stabilire chi effettivamente fosse quest’uomo o ragazzo sepolto nel sarcofago ritrovato a Torre Spaccata. Le poche cose che possiamo ricavare dall’iscrizione e dal suo nome sono che faceva parte della gens Iulia, la stessa a cui apparteneva Giulio Cesare, Ottaviano e i primi principi dell’impero romano; che proveniva appunto da una provincia molto ricca, che piano piano divenne il centro dei territori romani e, ultima informazione che ci fa propendere per l’ipotesi che il defunto potesse essere un ragazzo, che il sarcofago – come dice l’iscrizione – sia stato fatto erigere dalla madre, tale Gavia Manlia, che distrutta dal dolore diede un luogo di sepoltura a suo figlio, poco fuori dalle mura della città eterna.
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