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Il regifugium è una delle festività più misteriose della religione dell’Antica Roma, dalle fonti storiche a disposizione scopriamo le origini di questo rito di metà febbraio che trova il suo apice nell’età monarchica
Il regifugium è un antico cerimoniale della religione romana che aveva il suo culmine nella fuga del rex sacrorum. L’unica certezza storica è che affonda le sue radici nell’età monarchica. Ovidio la collega alla cacciata di Tarquinio il Superbo mentre la maggior parte delle fonti ci dice che aveva il significato di simboleggiare la fine dell’anno e il riposo delle attività del rex sino alle calende di marzo, dato che nel calendario romano di Numa Pompilio febbraio si concludeva proprio il 23 con i Terminalia che sancivano la conclusione dell’anno religioso.
Il rex sacrorum era un sacerdote a cui erano affidate le funzioni religiose che spettavano ai re durante l’età monarchica. Oltre a ricoprire un ruolo centrale durante i riti del Regifugium, il rex sacrorum aveva il compito di placare gli dei a nome della res publica in caso di presagi negativi ravvisati dagli Aruspici, di celebrare le ricorrenze nel corso dell’anno, alcuni riti insieme alle Vestali.
Con la deposizione, nel 509 a.C. dell’ultimo re, mancava una figura che presiedesse determinati riti e fu istituita tale carica, che aveva anche una valenza civile. Scelto tra i patrizi, era nominato a vita dal Pontifex Maximus, non poteva ricoprire altre cariche pubbliche e per questo motivo non era appetibile a chi aspirava a fare una carriera politica, tanto da restare un monopolio aristocratico sino alla sua abolizione durante l’impero di Teodosio I nel 390 d.C in un momento in cui il Cristianesimo si era già imposto.
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