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La tradizione più nota della leggenda romana racconta del famoso fratricidio che fondò la futura capitale dell’impero. Altre fonti però riportano che ad uccidere il fratello del primo Re di Roma, potrebbe non essere stato Romolo…
La storia dei due fratelli, figli di Marte, che proprio per questo divenne una delle divinità più importanti nel pantheon romano e Rea Silvia è ormai patrimonio comune. I due bambini infatti, non voluti dal proprio zio Amulio, che in quel momento aveva usurpato il posto di suo fratello Numitore – padre di Rea e legittimo monarca di Alba Longa -, vennero abbandonati in una cesta e affidati al Tevere. Le correnti del biondo fiume trasportarono i pargoli nei pressi di Roma, dove in un primo momento vennero tenuti in vita da una lupa, per poi essere messi in salvo dal pastore Faustolo e sua moglie Acca Larenzia. Cresciuti e diventati adulti, Romolo e Remo conobbero la verità e decisero di cacciare il proprio zio Amulio per poter rimettere sul trono il nonno Numitore, legittimo re di Alba Longa. Subito dopo per premiare gli sforzi dei suoi nipoti, il monarca concesse loro di fondare una nuova città, proprio nei luoghi in cui crebbero. Qui inizia la leggenda della fondazione di Roma.
Infatti proprio nel momento in cui i due fratelli gemelli arrivarono sulle rive del Tevere, dovevano scegliere su quale dei sette colli della futura Roma, fondare la nuova città; scelsero quindi di affidarsi al metodo etrusco dell’avvistamento degli uccelli: Romolo scelse il Palatino, mentre Remo l’Aventino. A vederli per primo fu proprio quest’ultimo che ne avvistò 6; subito dopo Romolo però ne avvistò 12. Da qui alcune leggende dicono sia nata una rissa, nella quale Remo rimase ucciso, altre invece sostengono che Romolo avesse imbrogliato il proprio fratello, che quindi assalito dalla rabbia avrebbe reagito rimanendo ucciso nello scontro fratricida; altre ancora sostengono che ad ucciderlo non sia stato Romolo, ma altre persone ancora. Vediamo però cosa ci dice una delle più antiche fonti attendibili che abbiamo in materia, quella dello storico romano Livio:
«Siccome erano gemelli e il rispetto per la primogenitura non poteva funzionare come criterio elettivo, toccava agli dei che proteggevano quei luoghi indicare, attraverso gli aruspici, chi avessero scelto per dare il nome alla nuova città e chi vi dovesse regnare dopo la fondazione. Così, per interpretare i segni augurali, Romolo scelse il Palatino e Remo l’Aventino. Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice toccò a Remo. Dal momento che a Romolo ne erano apparsi il doppio quando ormai il presagio era stato annunciato, i rispettivi gruppi avevano proclamato re l’uno e l’altro contemporaneamente. Gli uni sostenevano di aver diritto al potere in base alla priorità nel tempo, gli altri in base al numero degli uccelli visti. Ne nacque una discussione e dal rabbioso scontro a parole si passò al sangue: Remo, colpito nella mischia, cadde a terra. È più nota la versione secondo la quale Remo, per prendere in giro il fratello, avrebbe scavalcato le mura appena erette [più probabilmente il pomerium, il solco sacro] e quindi Romolo, al colmo dell’ira, l’avrebbe ammazzato aggiungendo queste parole di sfida: «Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura». In questo modo Romolo s’impossessò da solo del potere e la città appena fondata prese il nome del suo fondatore».
L’assassino più accreditato in questa vicenda è dunque il fratello di Remo, Romolo; ma come abbiamo già detto, ci sono anche altre versioni che scagionano il futuro primo re di Roma. Da come racconta anche Livio nella prima versione del mito, Remo fu colpito nella mischia nata tra i due schieramenti che sostenevano i fratelli, non dando la colpa direttamente a Romolo. Un’ultima versione invece racconta che Romolo mise a guardia del sacro confine di Roma, il pomerium, Celere, un suo uomo fidato, ordinandogli di uccidere chiunque avesse valicato il solco tracciato per la fondazione della nuova città. Si racconta dunque che Remo passò questo solco e che senza pietà venne ucciso dalla spada del guardiano, avendo egli passato il confine senza alcuna autorizzazione. Il corpo del fratello del primo re di Roma infine fu sepolto sull’Aventino, il colle su cui egli aveva visto i 6 avvoltoi, in un luogo però che ad oggi rimane sconosciuto. Il mistero su chi fu l’assassino di Romolo dunque, rimane aperto e forse non si saprà mai.
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