"Escher" un'inedita mostra su un maestro della pittura
Non è soltanto un’occasione per poter osservare i suoi più grandi capolavori, ma anche quella di poter vedere qualcosa di nuovo, che finora non è mai stato esposto. Sei pronto a vederlo alla […]
Caricamento...
Suggerito:
Generati da una delle figure femminili più intense e volitive della storia romana – Cornelia, figlia di Publio Cornelio Scipione detto l’Africano–, i fratelli Tiberio e Gaio Gracco sono stati due tribuni della plebe che morirono per difendere le proprie idee.
Imparentati con una gens aristocratica per parte di madre e discendenti dell’importante famiglia plebea Sempronia per parte di padre, lo stratega Tiberio Sempronio Gracco, Tiberio e Gaio Gracco furono due dei dodici figli nati dal matrimonio. Cresciuti in un ambiente colto e sensibile alle spinose questioni sociali dell’epoca che la crisi agraria aveva inasprito, Tiberio e Gaio si immolarono nel tentativo di migliorare le condizioni di vita dei contadini, creando un ceto medio abbastanza ricco da sopravvivere ai momenti critici così da arrestare il processo di svuotamento delle campagne che già era in atto quando nacque Tiberio, il più grande, nel 163 a.C. Sebbene distrutta dal dolore per la perdita di entrambi figli nelle circostanze che vedremo più avanti, Cornelia era sempre stata orgogliosa dei figli, tanto da riferirsi a loro come i suoi unici “gioielli”.
Tiberio, maggiore di Gaio di ben nove anni, fu il primo a lanciarsi nel mondo della politica: membro della fazione dei Populares, opposta alla classe politica degli Optimates, riuscì a farsi eleggere tribuno della plebe nel 133 a.C. Durante il suo mandato fece approvare la lex agraria per la redistribuzione delle terre del suolo italico, usurpate dai ricchi proprietari alle classi inferiori. Il Senato, i nobili e i grandi proprietari terrieri, i cui interessi confluivano nella fazione degli Optimates, si opposero poiché la riforma minacciava i loro e i rapporti clientelari, nati grazie all’indigenza; tuttavia, la legge fu approvata. Per fornire i sussidi necessari alla lavorazione dei lotti assegnati ai nullatenenti, Tiberio propose di ridistribuire equamente il tesoro di Attalo III di Pergamo, che aveva lasciato il suo regno in eredità ai Romani. Questa volta però l’opposizione senatoria fu violenta, perché il Senato si sentiva addirittura spodestato delle sue prerogative in fatto di politica estera.
Accusato di ribellione alla Repubblica poiché ripropose la sua candidatura per l’anno successivo al tribunato, i senatori colsero l’occasione di togliere Tiberio di mezzo: Il pontefice massimo Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione permise l’omicidio, accordando al Senato di agire “per difendere la Repubblica” con la formula del tumultus. La marcia armata al Campidoglio, dove Tiberio e i suoi sostenitori si erano rifugiati, si risolse in una carneficina: morirono più di trecento cittadini; Tiberio fu massacrato a bastonate, il suo corpo gettato nel Tevere e i suoi amici condannati a morte o esiliati senza processo.
Dieci anni più tardi, nel 123 a.C., Gaio decise di continuare l’opera riformatrice del fratello, candidandosi al tribunato. Durante il suo mandato, fece varare le “Leges semproniae”, con cui calmierò i prezzi del grano, accrebbe il potere politico della classe degli equites per ridimensionare lo strapotere dei senatori, dispose la fondazione di nuove colonie e avviò nuove opere pubbliche per ridurre il tasso di disoccupazione. Le leggi furono approvate, e Gaio cavalcò il successo e fu rieletto tribuno l’anno successivo. Tuttavia, quando avanzò la proposta di estendere la cittadinanza romana ai popoli italici, gli si fece il vuoto intorno: timorosi della concorrenza degli italici, persino i cavalieri e la plebe urbana smisero di sostenerlo. Gaio si trovò privo di potere e facile preda degli avversari: perse la rielezione al terzo tribunato e le sue leggi vennero messe in discussione. Durante un concilio della plebe scoppiarono violenti scontri: il senato approfittò dell’occasione per assediare Gracco sull’Aventino. L’ex tribuno, pur di non cadere in mano nemica, si fece uccidere dal suo schiavo Filocrate. Si concluse in un lago di sangue e con l’eccidio di due trentenni uno dei più straordinari tentativi di lotta di classe dell’antica Roma.
Non è soltanto un’occasione per poter osservare i suoi più grandi capolavori, ma anche quella di poter vedere qualcosa di nuovo, che finora non è mai stato esposto. Sei pronto a vederlo alla […]
Andy Warhol protagonista di una mostra ospitata dal Museo della Fanteria con 250 opere esposte e grande attenzione al contributo del maestro della Pop Art nel mondo della musica e dell’editoria Warhol, alcune […]
Da alcuni anni fa da vetrina a un gran numero di artisti e gli permette quindi di fare vedere la propria arte a chiunque, come se le loro opere fossero tutte raccolte in […]
La Galleria Borghese ospita una mostra dedicata a Rubens, artista che ha influenzato molti esponenti del Barocco; oltre 50 opere visibili che raccontano del rapporto con i capolavori del Bernini e sul legame […]
Il Museo dell’Arte Classica de La Sapienza di Roma ospita la mostra Alla ricerca del bello che omaggia la psicopedagoga francese Ginette Martenot e il suo metodo che ha rivoluzionato l’approccio artistico di […]
Le persone fanno il giro del mondo per poterli vedere, ma adesso gli basterà andare a Roma per osservarli in tutta la loro bellezza. Sei curioso di vedere alcuni dei più bei tesori […]