Alla scoperta dei dintorni di Scalo San Lorenzo
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I sampietrini sono i mattoncini che compongono le strade di Roma e il simbolo della città. Sapevate però che a loro viene anche dedicato un dolce? E perchè vengono chiamati così? Scopriamolo insieme!
Roma è una metropoli che ogni giorno accoglie migliaia di persone. È come una grande casa che ospita tutti. Ha un tetto, ovvero la cupola di San Pietro che veglia su tutta la città, ed un pavimento costituito dai sampietrini.
Questi sono dei cubi realizzati con la selce che proviene dai Colli Albani, per questo i romani li chiamano anche “serci”. Il loro vero nome nasce invece dalla prima funzione per cui erano stati creati, ovvero coprire Piazza San Pietro.
Per ricoprire il terreno questi vengono incastonati tra loro sulla sabbia o sulla pozzolana, così da creare un grande mosaico. Anche per questo motivo oggi vengono considerati dai romani come un patrimonio artistico. Le loro dimensioni sono poi varie ma le più comuni sono 12 x 12. A Piazza Navona invece ci sono i sampietrini più piccoli della città.
Oggi questi cubotti sono il simbolo della Capitale e sono introvabili all’infuori della città. Sebbene quindi siano spesso odiati per le loro forme irregolari che fanno incastrare i tacchi delle scarpe, è impossibile non apprezzarli, o esserci quantomeno affezionati.
Le origini dei sampietrini risalgono al 1500, in un periodo un cui le carrozze erano i soli mezzi trasporto esistenti. Queste però con le loro ruote rovinavano le strade ed era necessario trovare qualcosa che potesse permettere ai carri di passare senza però distruggere nulla.
Vengono così utilizzati i sampietrini per poter ricoprire la piazza più trafficata di Roma, San Pietro. Successivamente però vengono inseriti anche in Via del Corso, per volere del Papa Clemente XII. Da allora stati prima usati per coprire le strade dei rioni ed infine per rivestire la città, anche se oggi solo il 2% delle strade romane è composto da sampietrini.
Piazza Navona con le sue mattonelle viene invece costruita solamente dopo la Breccia di Porta Pia del 1870. In quegli anni si costituisce poi la “Cooperativa dei selciaroli” che si trovava a Monte Compatri, nei pressi di Roma. Era un gruppo di operai che dava un “pavimento” alle strade dei quartieri nuovi e che lavorava nelle cave di basalto di Laghetto, un paesello che si trova sulla Casilina. È proprio grazie a questi che il comune di Laghetto nasce e che oggi è un grande industriale.
Oggi però il sampietrino sta man mano sparendo in sostituzione dell’asfalto. Quest’ultimo viene considerato come più facile da realizzare e mantenere, anche se la cosa fa abbastanza ridere. Il sampietrino è spesso scomodo e scivoloso soprattutto durante la pioggia e crea una piccola buca tra un cubo e l’altro che fa incastrare le scarpe, ma l’asfalto crea addirittura delle voragini. È quindi assurdo immaginare Roma senza i suoi serci, che tanto odia e tanto ama.
I sampietrini negli anni hanno avuto più funzioni, anche se la principale resta quella di ricoprire le strade romane. Sono stati ad esempio degli ottimi sassi da lanciare durante le rivolte tra i rioni Trastevere e Monti.
A questi cubi vengono poi dedicate diverse cose, tra cui anche un gelato. La gelateria Fassi di Roma ha creato il sampietrino, ovvero un semifreddo a forma di mattonella che viene proposto in vari gusti e guarnito con delle glasse, che può essere mangiato sia in estate che nelle stagioni fredde.
A San Pietro un tempo esistevano invece gli uomini sampietrini. Questi erano degli acrobati che durante la festa di San Pietro e Paolo si arrampicavano sulla Basilica San Pietro e accendevano delle grandi fiaccole, creando un mosaico di fuoco.
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