Estate romana: chi parte, chi resta e chi fa avanti e dietro
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Si festeggia oggi la Gionata nazionale del tricolore, ma sapete come nasce la bandiera italiana?
Sembra uno scherzo della sorte, un destino divertito che gioca a farci lo sgambetto: ancora scossi da ciò che è accaduto ieri in America, fra golpe politico e rivolte – ao dumilaventù vedi che devi fa! – si celebra invece per noi, oggi, la festa del tricolore, simbolo dell’Unione italiana prima e della nascita della Repubblica poi. Il 7 gennaio del 1797 questi colori, già utilizzati da qualche milizia su coccarde e vessilli, apparvero per la prima volta indossati dai membri di uno Stato italiano sovrano. Si trattava della Repubblica Cispadana (per questo, le celebrazioni ufficiali avvengono ogni anno a Reggio Emilia) e a suggerirlo era stato Giuseppe Compagnoni, da quel momento noto come il “Padre del Tricolore“, nella volontà di farne uno stemma universale.
(Fonte: Artsupp)
E così fu, perché adottato successivamente da tanti altri stati, il Tricolore non tardò a diffondersi come uno dei maggiori simboli delle lotte risorgimentali: dai moti del 1820-21 a quelli della Repubblica Romana di metà ‘800. Riconosciuto il 12 giugno del 1946, a nascita della Repubblica Italiana avvenuta, fu poi inserito all’interno della Costituzione che, al 12esimo articolo, tuttora recita: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni».
Quasi due secoli dopo la sua prima apparizione ufficiale, e circa 50 anni dopo il suo riconoscimento, intorno al 1996, con l’intento di festeggiarne il bicentenario della nascita a Reggio Emilia, si decise di istituirne una giornata nazionale. Ma perché fra tanti colori vennero scelti proprio il verde, il bianco e il rosso?
(Fonte: Gruppo Alpini Monza Centro)
Secondo una leggenda, molti sosterrebbero che il verde rappresenti i prati, il bianco la neve perenne e il rosso il sangue versato nelle guerre. Tuttavia, la storia porterebbe alla luce una versione leggermente diversa, sebbene “meno romanzata” della prima. Pare infatti che, nel 1794, due giovani studenti di Bologna, precisamente Giovanni Battista De Rolandis e Luigi Zamboni, nel tentativo di sovvertimento del potere assolutista della città, elessero a loro distintivo il simbolo della coccarda parigina – ‘sti franzosi ce mettono sempre lo zampino -, cambiandone però il colore azzurro nel verde. Noto, infatti, come uno dei maggiori segni di rivoluzione, il tricolore si sposava bene al ricordo di tre dei principali diritti dell’uomo: la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.
Insomma, simbolo di giustizia, dignità, democrazia e prosperità, il Tricolore viene ufficialmente celebrato ogni anno soltanto in due luoghi e secondo le tappe di una pratica sempre uguale. A Roma, presso il Palazzo del Quirinale, dove viene eseguito il cambio della Guardia d’onore in forma solenne con lo schieramento e la sfilata del Reggimento Corazzieri in uniforme di gala e della Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo (come il 2 giugno).
A Reggio Emilia, dove, recandosi in piazza Prampolini, il Presidente della Repubblica (o di una delle due camere del Parlamento) assiste all’alzabandiera sulle note de Il Canto degli Italiani di Mameli e Novaro e, subito dopo, un militare della Brigata paracadutisti “Folgore” plana sulla stessa piazza tenendo una bandiera fra le mani.
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