Caricamento...

La prima volta che suonò l’Inno di Mameli, reso ufficiale solo nel 2017

foto di: Immagini prese dal web

Era il 10 dicembre del 1847, ben 173 anni fa, quando per la prima volta, nel Piazzale del Santuario di Nostra Signora di Loreto, sulle colline dietro il Porto Antico di Genova, nel quartiere di Oregina le note dell’Inno di Mameli risuonarono sul suolo italiano, ma chi era Mameli e qual è il suo legame con Roma?

Chi era Mameli e il suo legame con Roma

Goffredo Mameli nasce il 5 settembre del 1827 in quello che era ancora il Regno di Sardegna. L’Italia era ancora lontana da venire, ci vorranno almeno altri venti anni abbondanti prima di realizzare l’unificazione di gran parte del nostro territorio nazionale attuale, senza parlare poi dell’attesa fino alla fine della Prima Guerra Mondiale per l’annessione del Trentino e di Trieste. Tornando a Mameli, la sua vita è esemplare per quanto riguarda la vita di patriota, poiché già a soli 19 anni era alla testa di alcune manifestazioni contro gli austriaci con il tricolore in mano! Che fegato! Fece parte anche di una spedizione per aiutare Nino Bixio nelle famose 5 giornate di Milano e in seguito a questa impresa venne arruolato nell’esercito di Garibaldi. Tra il ‘48 e il ‘49 arrivò a Roma per sostenere le lotte della Repubblica Romana  e proprio qui ricevette un ruolo di governo per occuparsi dell’organizzazione militare. Si distinse nella lotta tra le campagne romane, nei paesi di Palestrina e di Velletri, nei Castelli Romani, fino ad essere ferito durante l’ultimo assalto ai franzosi, assediati a Villa Corsini. Proprio a causa di questa ferita, Mameli morì il 6 luglio 1849, a soli 21 anni e fu sepolto al Verano. Ora però le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario Garibaldino, sul colle del Gianicolo, consacrato ormai al ricordo Risorgimentale italiano

La scrittura dell’inno e la sua musica

Mameli, oltre che per le capacità militari è ricordato anche per le sue qualità poetiche, infatti fin da giovane mostra una buona ispirazione nei componimenti. L’inno nazionale che noi tutt’oggi cantiamo è stato scritto da Goffredo proprio nel 1847, stesso anno della prima esecuzione, con il titolo Il Canto degl’Italiani. Questa poesia lunga ben 48 versi, racchiusi in sei strofe (noi nell’inno cantiamo solo le prime due), fu musicata nel mese di novembre dello stesso anno dal compositore genovese Michele Novaro, entrando per sempre nella storia italiana. Da subito questo canto entrò nel cuore di tutti i patrioti, grazie alla sua bellezza, alla sua semplicità e alla sua passione patriottica.

Il Canto degl’Italiani, inno solo dal 2017

Non tutti però riconoscevano in questo canto, l’inno nazionale, che infatti per i primi anni dell’Unità del nostro Paese, fu la Marcia Reale. Questo perché Il Canto degl’italiani, veniva visto fin troppo repubblicano per un paese che a quel tempo era ancora guidato dalla monarchia. Giuseppe Verdi, che di Goffredo Mameli in passato aveva musicato anche il suo Inno Militare, nel 1862, all’Esposizione Universale di Londra però, affidò al nostro odierno inno nazionale il compito di rappresentare l’Italia dal punto di vista musicale. Anche in seguito l’Inno di Mameli subì fortune alterne e prima di diventare Inno provvisorio italiano, dovette lottare contro, si fa per dire, altri canti patriottici come l’Inno di Garibaldi e il Va’ pensiero verdiano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale inizialmente come inno fu confermata la Canzone del Piave, ma subito dopo, grazie all’iniziativa del Ministro Facchinetti, il Canto degli Italiani nel 1946 divenne inno provvisorio italiano. Prima di avere l’ufficialità, l’Inno di Mameli dovrà aspettare ancora 71 anni, quando il 4 dicembre 2017, finalmente questo canto è diventato ufficialmente il nostro Inno Nazionale. Ora vi lasciamo alle sue note e al testo intero del nostro Inno, lo conoscete tutto?

Il testo integrale de L’inno di Mameli (Il Canto degl’Italini)

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.

(Evviva l’Italia
Dal sonno s’è desta
Dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò).