Una remota area rurale nella provincia settentrionale di Gansu, al limitare del deserto del Gobi, potrebbe essere stato il luogo di approdo di una legione romana sfuggita alla guerra contro i Parti. Cosa c’è di vero? Scopriamolo insieme
Gli antichi romani sono arrivati fino in Cina?
In un certo senso, sì, gli antichi romani sono certamente arrivati fino in Cina: è fuori di dubbio che l’impero romano e quello cinese avessero una reciproca conoscenza dell’esistenza dell’altro. Le merci dell’uno arrivavano, attraverso l’Asia Centrale e il Medio Oriente, fino ai mercati dell’altro, tramite i collegamenti culminanti nella Via della Seta: ne sono un esempio le sete che venivano indossate dai patrizi romani, in un tempo in cui era la Cina l’unico luogo in cui si confezionava il prezioso tessuto. Sembra inoltre quasi accertato che, a partire dai primi anni del II secolo d.C., diversi inviati romani siano giunti nel Regno di Mezzo, come testimoniano le fonti del tempo. Tuttavia, la domanda è un’altra: è possibile che l’insediamento di Liqian o Lǐ-Chien, presso l’odierno villaggio chiamato Zhelaizhai, sia la testimonianza di un’antichissima presenza romana in Cina? La teoria nasce dall’osservazione dei tratti somatici di alcuni abitanti dell’area: capelli chiari, nasi pronunciati, occhi verdi o azzurri sarebbero la lampante evidenza di una discendenza diretta da genti caucasiche – presumibilmente romane, secondo la teoria di uno storico e di alcuni genetisti sviluppata nella prima metà del XX secolo.
L’ipotesi
Nel 1955, Homer Hasenpflug Dubs, professore di storia cinese alla Università di Oxford, ipotizzò che alcuni dei legionari romani guidati da Marco Licinio Crasso nel 53 a.C. e caduti in mano ai Parti a seguito della disfatta di Carre, nella Turchia orientale, siano riusciti a fuggire (o siano stati deportati) verso l’odierno Uzbekistan. Successivamente, spostandosi in Cina, gli ex soldati dell’impero romano sarebbero stati arruolati dal capo guerriero Jzh Jzh (della Dinastia Hun), in guerra contro la dinastia Han (dal 206 a.C. al 220 d.C.). È proprio dalla lettura degli annali della dinastia Han che il professor Dubs ha evinto una tale supposizione, ritenendola qualcosa in più di un semplice mito rurale: nella descrizione riportata nei documenti si descrive una battaglia tra l’impero Han e le forze del generale Jzh Jzh nella Cina occidentale. Si segnala che una formazione di centocinquanta uomini della sua armata abbia assunto una formazione a “scaglie di pesce“, che Dubs supponeva essere il tipico schieramento romano di battaglia in testudo, afferma inoltre che questi uomini, catturati dai cinesi, abbiano costruito il proprio villaggio chiamato Liqian (Li-chien), la traslitterazione cinese per “Alessandria”. Due anni di ricerche sono bastate a Dubs per portare alla luce i suoi studi e raccogliere le sue conclusioni in un testo, pubblicato nel 1957: “Una città romana nell’antica Cina”.
Critiche e incongruenze
Sebbene estremamente affascinante, la teoria di Dubs è stata aspramente criticata per l’assenza di testimonianze solide che comprovino la sua formulazione, che perciò resta una mera ipotesi. Nonostante siano stati eseguiti numerosi studi genetici sulla popolazione dell’area dove sorgeva l’antica Liqian, non è stato possibile per i genetisti affermare con certezza che i fenotipi europoidi riscontrati siano da attribuire a una remota discendenza romana. Infatti, la vicinanza del sito di Liqian con la via della Seta non permette di escludere mescolanze con mercanti di varia origine etnica e, ancora di più, i tratti caucasici non erano certo prerogativa dell’esercito imperiale romano, essendo questo estremamente variegato dal punto di vista etnico.
A indebolire l’ipotesi di Dubs hanno contribuito le ricerche del professore Yang Gongle, della Beijing Normal University: queste ultime hanno infatti dimostrato come l’insediamento già esistesse con il nome di Liqian nel 104 a.C., ossia mezzo secolo prima della battaglia di Carre. Un’altra critica riguarda la corrispondenza della formazione descritta “a scaglie di pesce” con la nota tattica della testudo romana: in effetti venivano utilizzate in quest’epoca nell’Asia centrale e in India doppie palizzate di legno il cui aspetto potrebbe essere descritto con questa analogia.
È un percorso che permette di collegare due mondi tanto diversi quanto connessi tra loro. S’intitola “Lo sguardo e i suo doppio” e prende vita alla Galleria Fidia. Lo andrai a vedere? Un […]
Il Museo Crocetti ospita fino al 7 giugno la mostra Connections a cura di Anna Isopo, un percorso espositivo che mira a cercare e far percepire una connessione creata dalla confluenza dei molteplici […]
Il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita la mostra Vita Dulcis – Paura e desiderio nell’Impero romano ad opera di Francesco Vezzoli in cui l’Antica Roma e il cinema sono messe in parallelo […]
Gli Ambarvalia sono una festività dell’Antica Roma, in onore della dea Cerere, per propiziare la fertilità dei campi e consistente in sacrifici, in riti privati e pubblici che terminano con una processione Gli […]
Riassume un percorso di 2700 anni in modo tanto coinvolgente quanto affascinante, dato che ciò che ospita la suo interno riesce a prendere vita. Avete già visto la mostra “Welcome to Rome”? Una […]
Nel corso dell’età imperiale erano considerati degli ottimi medicinali, in grado curare diversi tipi di malattie. Sapevate che già ai loro tempi il laser rientrava tra questi? La malattia, un fenomeno soprannaturale Capita […]