“Flowers”, la nuova mostra al Chiostro del Bramante totalmente completamente dedicata ai fiori
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Da sempre il Carnevale viene visto come il momento dell’anno nel quale tutti si mascherano in qualcosa. Oggi ognuno sceglie di travestirsi come preferisce, ma un tempo esistevano solo i costumi tradizionali, che nascevano grazie ai personaggi della commedia dell’arte. Quali erano quelli di Roma?
Da secoli il Carnevale viene considerata come una festa durante la quale la gente si maschera, trasformandosi così in ciò che preferisce. Ci si traveste da supereroe, da principessa o addirittura da animale oppure da oggetto inanimato. Ognuno si sbizzarrisce come vuole nella scelta del proprio costume, lasciando spazio alla fantasia.
Oggi in giro si possono trovare quindi tanti tipi di maschere, oppure si possono realizzare da zero, armati di tanta pazienza e creatività. Un tempo però non c’erano così tante possibilità di scelta come ci sono oggi. I bambini infatti indossavano i costumi dei personaggi del carnevale tradizionale, che spesso nascevano dalla commedia dell’arte. Questa era una forma di teatro improvvisato, che non permetteva l’uso di un copione. Gli attori sul palco dovevano infatti improvvisare aiutati da alcune indicazioni sulle azioni da compiere. È così che sono quindi nati i personaggi delle maschere della tradizione.
Ogni regione ha poi le sue maschere caratteristiche. Al nord per esempio la maschera per eccellenza è quella di Arlecchino, il buffo personaggio con il vestito variopinto e la mascherina nera. Al sud invece è iconico Pulcinella.
Anche Roma ha le sue maschere popolari, anche se adesso non sono così famose come un tempo. La più conosciuta però è senza dubbio quella di Rugantino, il protagonista dell’opera di Garinei e Giovannini, ma è anche il simbolo della romanità. È un personaggio che nasce sul Monte Testaccio e che viene considerato arrogante. Il suo nome infatti deriva dalla parola “ruganza”.
Tuttavia Rugantino non sembra essere un personaggio cattivo, è semplicemente spigliato con le parole ma in fondo sa come farsi voler bene. I costumi di Carnevale lo rappresentano come un ragazzo armato dal vestito rosso, oppure come un popolano qualsiasi con i pantaloni strappati e un fazzoletto sul collo.
Anche Meo Patacca è una maschera abbastanza famosa a Roma, anche questa appartenente alla commedia dell’arte. A differenza di Rugantino, Meo nasce a Trastevere ed è un tipo temerario ma dal cuore buono. Viene spesso rappresentato con una bottiglia di vino ed indossa una giacchina di velluto, una sciarpa con dentro un pugnale ed un cappello lungo all’indietro.
Anche la maschera di Cassandrino appartiene alla tradizione romanesca. È però un personaggio poco conosciuto che ha origini nobili ma che diventa un borghese. Chi indossa il suo costume porta una parrucca incipriata, un pantalone chiaro ed una giacca a coda di rondine.
Un’altra maschera poco nota è quella di Don Pasquale, un uomo ricco a cui piace vestirsi bene. È un personaggio grottesco che si veste in modo ricco, con una lunga parrucca e dei pantaloni che gli arrivano fino al ginocchio.
Anche quella del Generale La Rocca è una maschera grottesca. È infatti rappresentata da un mercante che vende oggetti usati a Campo De’ Fiori. Viene preso in giro da tutti, infatti gira su di un asino mentre la gente gli tira della verdura marcia. È molto particolare perché sulla sua divisa al posto delle medaglie indossa tappi di bottiglia e di barattoli vari.
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