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Le Sementivae erano una festività romana che segnava la fine della stagione della semina che coincidevano spesso cronologicamente nelle Paganalia celebrate nei villaggi sparsi intorno a Roma
Le Ferie Sementivae erano una festa che veniva celebrata dal 24 al 26 gennaio nell’Antica Roma. Festività proprie del calendario agricolo, coincidevano con le Paganalia, le celebrazioni dei villaggi sparsi nei campi da seminare e che la tradizione vuole sia stata istituita da Servio Tullio. Le due feste cadevano negli stessi giorni e per tre giorni consecutivi, ma mentre le Sementivae erano una festa mobile, le Paganalia erano una festa fissa, per cui a volte non coincidevano perché si festeggiava quando la semina era avvenuta per assicurare vita e rigoglio ai semi, ma variava con le condizioni del tempo e le zone geografiche.
Il rito inizialmente consisteva nel sacrificio di una scrofa incinta a Ceres e a Tellus a cui si affidavano il seme dei campi, che doveva morire per poi rinascere e si concludeva con l’invocazione del sacerdote addetto, il quale chiamava nell’ordine i dodici numi che aiutavano Cerere nella coltivazione del cereale e ad ognuno di loro offriva una libagione di vino che veniva versata sull’altare. La festa nei villaggi comportava danze e canti all’aperto, mentre i templi e le case venivano ornati di ghirlande verdi che propiziavano la primavera.
I pagi, da cui deriva il termine paganesimo, possedevano la terra da coltivare nell’ager di cui essi costituivano il confine interno verso la città. La differenza tra città e villaggi era propria dei Romani e venne mantenuta per secoli attraverso la demarcazione del territorio dei pagi, con le mura serviane prima e con le mura aureliane poi. Il termine pagus, in epoca cristiana venne utilizzato per indicare coloro che non credevano in Cristo, i pagani, intesi come gli ignoranti abitanti dei villaggi che continuavano a credere nelle antiche divinità.
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