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Lo Snàporaz di Fellini, Marcello Mastroianni


Marcello Mastroianni è stato ed è tuttora un’icona del cinema mondiale, ma sapete perché Fellini amava soprannominarlo “Snaporaz”?

Chi era Marcello Mastroianni

Marcello, Marcello come here“: quanti di voi, di fronte ad uno dei monumenti più suggestivi di Roma, Fontana di Trevi, hanno pronunciato l’iconica battuta di Anita Ekberg, tratta da una delle scene più celebri de La dolce Vita di Fellini? Oggi, si spegneva oltralpe uno degli attori italiani più conosciuti ed apprezzati al mondo, non solo protagonista di quella meravigliosa pellicola made in Italy, ma punto di riferimento e modello per tantissimi aspiranti interpreti successivi: Marcello Mastroianni. Due furono i funerali, quello nella romantica Parigi, dove aveva deciso di passare gli ultimi anni della sua vita, e quello nella sua amata Roma: entrambi inni evidenti, più che della morte di un inimitabile artista, di una vita costellata di successi che mai avrebbe smesso di sopravvivere, attraverso le opere di cui si era reso portavoce assoluto. Per questo, quando si ha a che fare con certi nomi, la mano trema sempre un po’, perché la loro grandezza è direttamente proporzionale all’insufficienza delle descrizioni che se ne fanno. Nessuna parola riuscirà mai a contenere il valore artistico, culturale ed intellettuale di una personalità, e di una carriera, tanto ricca come quella di Mastroianni. Più che un simbolo, un esempio ancora vivo da dover ammirare, comprendere e vedere e rivedere, senza posa.


(Fonte: Coolturama)

I film di Mastroianni, da Ettore Scola a Federico Fellini

Tre volte candidato all’Oscar come miglior attore, per Divorzio all’italiana (1963),  Una giornata particolare (1978) e Oci ciornie (1988), i premi che portò a casa Mastroianni si susseguirono nel corso del suo scintillante percorso artistico come apostrofi di una capacità che, probabilmente, affinata dalla pratica, lo aveva sempre accompagnato in maniera del tutto naturale. Era nato per fare l’attore e quella sua meticolosità altro non era se non l’espressione necessaria di una sua più innata abilità. Per questo, due fra i registi più importanti e noti (non solo in Italia), scelsero ripetutamente di lavorare con lui e per più di una pellicola cinematografica. Con Ettore Scola, in coppia con la bellissima Sophie Loren, Mastroianni girò ben 9 film e che film! Uno fra tutti, Una giornata particolare. Con Federico Fellini, furono invece meno, ma fra gli altri La dolce vita e 8 e 1/2 tanto bastarono consacrarne il mito, conferendogli quella famosa fama da “latin lover” da cui cercherà, quasi inutilmente, di liberarsi – ché l’umorismo, la tenerezza malinconica e la sicurezza scenica di Mastroianni ne facevano più di un sex symbol e, chi ha avuto occasione di vederlo in opera, lo sa -. Dal regista Luchino Visconti a Vittorio De Sica, passando per Pietro Germi ed Eduardo De Filippo, è ancor oggi impossibile riuscire a riassumere i lavori di Mastroianni.


(Fonte: la Repubblica)

Perché Fellini lo soprannominò Snàporaz

Marcello Mastroianni portava sul set, per volontà o meno, l’uomo e nelle sue più disparate caratteristiche: dalla fragile esistenza all’umorismo sottile, era in grado di fondere se stesso col personaggio e viceversa, come fosse la cosa più semplice del mondo.
«In ogni suo film» – così Umberto Eco ne descrive la fluidità e l’arte – egli entrava in scena dando l’impressione di non sapere chi e che cosa fosse, e cercava di capirsi a poco a poco mentre diventava il suo personaggio e il suo personaggio diventava lui ma, anche alla fine, ci lasciava con uno sguardo ancora interrogativo». E forse per questo motivo, Fellini, durante le riprese de La dolce vita, lo soprannominò Snaporaz, nomignolo fumettistico tratto da uno dei lavori dello stesso regista. Mastroianni non solo incarnava per Fellini l’ideale di amico fidato: lo era. Anche se, come ammetteva il regista, si vedevano poco, il loro legame andava ben al di là del solo rapporto professionale. Parti di un’amicizia senza regole né confini, la loro complicità e la loro sincerità riuscivano ad andare oltre il continuo bisogno di conferme, un po’ come i due personaggi di Snàporaz e Mollica.